26 maggio 2010

Scuse e saluti

Sono con la presente a chiedere formalmente perdono a Simone Grassi per averlo definito "discreto elite" nel mio precedente post, tralasciando niente meno che una vittoria assoluta nel 1999 nella allora definita "corta distanza". So che la recente paternità non gli farà dare eccessiva importanza agli sproloqui degli ori-blogger, ma gli ori-blogger-lettori sono molto sensibili e attenti.

Sono con la presente anche a dare ufficialmente il benvenuto fra gli ori-blogger che amano perdere tempo a scrivere minchiate invece che investirlo in massacranti sedute atletiche, cervellotici esercizi tecnici, o rigeneranti pratiche zen, a Stefano Zarfati, che con il suo Zarf-o andrà forse a riempire il vuoto lasciato da Dipa (ultimo post 2 anni fa) e Andrea Segatta (in ritiro ascetico da un mese). E ad aumentare il tempo perso a leggere ori-blog a tutti gli altri...

Noto per altro che la percentuale di master fra gli ori-cazzeggiatori è preoccupante.

25 maggio 2010

Punti d'attacco...

Bella la gara di Coppa Italia di Penicina, peccato solo che per trovare un posto fra questi 6 (in rigoroso ordine sparso) ho dovuto approfittare del fatto che uno era malato...

Cartina molto colorata doveva essere secondo gli organizzatori, e cartina molto colorata è stata, ed effettivamente era un terreno molto adatto ad una middle, fisica e tecnica al tempo stesso, con anche un pizzico dei primi tepori estivi e rendere un po' più duro il tutto.

Dopo il dirottamento di Corradini in M40, e lo stato febbricitante di Hueller, assegnato d'ufficio il primo posto a Re Carlo, a giocarsi il secondo sono stati Grassi e Cipriani, con il secondo che ha approfittato di una condizione atletica molto superiore al primo, che però ha dimostrato di non essere per nulla arrugginito nella tecnica che faceva di lui un discreto elite. Per il quinto posto mette a frutto tutta la sua tecnica trail-oista Madella, mentre la medaglia di legno se la aggiudica a sorpresa Stefani, detto il Bardo per motivi a me oscuri.

Io alla fine mi sono piazzato sesto, con autovalutazioni che sono cambiate varie volte negli ultimi giorni.

Durante la gara mi sembrava di andare bene. Le gambe funzionavano, e nonostante mi rendessi conto che non ero pulitissimo, mi sembrava di contenere gli errori entro quel margine che la corsa mi poteva permettere di recuperare, almeno nei confronti degli altri cortigiani di Re Carlo. A parte un attacco un po' lungo alla 10 e uno svarione fra la 12 e la 13, ero abbastanza soddisfatto.

Poi nell'immediato post gara vedendo i tempi degli altri la mia valutazione era cambiata molto, e avevo iniziato a pensare che ero un idiota perchè avevo corso più di quanto la mia tecnica mi consentisse, e che la mia prova mediocre era dovuta principalmente ad errori in zona punto e al fatto di non aver fatto quello che mi ero proposto, cioè concentrarmi sui punti d'attacco. Durante il (lunghissimo) viaggio di andata mi ero persino fatto dare lezioni di teoria dal Maestro Andrea Rinaldi, che mi aveva illuminato sul fatto che "il punto d'attacco è quel punto in cui si cambia tecnica di orientamento, passando da una lettura più grossolana ad una lettura più fine della carta. Fino al punto di attacco si corre veloci controllando la navigazione solo con poche macro forme e leggendo raramente le carta, poi si rallenta concentrandosi sui particolari. Il punto d'attacco può essere un oggetto particolare, un incrocio di sentiero, un cambio molto visibile di vegetazione, ma anche un cambio di pendenza nella linea conduttrice. Da quel punto si arriva alla lanterna per lo più in linea retta." Io avevo meticolosamente memorizzato ogni informazione, compreso quella che mi sembrava il concetto fondamentale: "quando si punta ad una lanterna, bisognerebbe per prima cosa individuare il punto d'attacco, e poi cercare il percorso migliore per arrivare là". Che poi era un pensiero che avevo avuto anch'io, mentre cercavo di capire sto benedetto punto d'attacco.

Mentre mi deprimevo per avere così malamente tradito i miei buoni propositi pre gara, ho iniziato a riguardare con calma la cartina e le mie scelte di percorso, rendendomi conto che in realtà quello della scelta del punto d'attacco è stato un obiettivo che ho trascurato solo alla 9 perchè avevo Marco Bettega nei dintorni e mi ero agitato, e alla 11 perchè non serviva. In tutte le altre lanterne sono stato addirittura didascalico: naso per la 1, radurina per la 2, dosso per la 3, masso sul torrente alla 4, avallamento alla 5, rigagnolo alla 6, radura alla 7, carbonaie alla 8, vallona alla 10, gruppo di sassi alla 12, roccione alla 13, buca alla 14, curva di recinto alla 15 e albero isolato alla 16. E i risultati in zona punto sono stati anche piuttosto buoni: ad esclusione della 4 dove mi sono diretto alle rocce sbagliate, edella 14 dove a partire dal punto d'attacco ho scelto la direzione un po' troppo a panza, nelle altre lanterne ho perso in zona punto al massimo un paio di secondi.

E allora perchè ho preso 3 minuti da Madella e Stefani e 7 da Cipriani???

La spiegazione in sè è molto semplice: ho sbagliato quasi tutte le scelte di percorso, per la precisione 7 su 17. Nessuna scelta davvero tragica (a parte la 13, dove però sono stato indotto in tentazione dal semiaperto rigato sottile, un altro dei retini che mi hanno sempre messo terrore) ma la 1, la 2, la 5, la 6, la 10, la 13 e la 15 potevano essere raggiunte in modo molto più intelligente (e gli altri lo hanno fatto, tranne forse alla 10, dove il mio secondo tempo nonostante abbia abbandonato il sentiero 100 metri prima del dovuto, mi fa pensare che anche gli altri sono andati a spasso).

Visto che non ho tirato più del solito (e i tempi dell'ultima lanterna e dello sprint dicono che se la mia corsa è "di categoria superiore", ce ne sono almeno altri 2-3 "di categoria superiore"...:-), che non ho mai perso la concentrazione e che ultimamente magari ogni tanto mi perdevo, ma le scelte di percorso mi riuscivano piuttosto bene, credo rimangano in piedi due possibili spiegazioni. La prima è che è terminato il mio "magic moment" e tornerò ad essere un men che mediocre orientista, che è capace solo di correre. La seconda è che il mio tentativo di cambiare tecnica orientistica per essere più preciso in zona punto, ha già portato frutti vicino ai cerchietti rossi, ma ha scombussolato un po' quello che prima funzionava bene, e ci vuole un po' di tempo per trovare un nuovo equilibrio, che dovrebbe alla fine
risultare più efficace.

Io naturalmente opto per la seconda, perchè guardare il podio dal basso non mi piace proprio.

20 maggio 2010

Coppa Italia a Penicina

Domenica è di nuovo tempo di Coppa Italia, ed è la volta di Penicina, nell'oltrepo pavese. Nel sito della manifestazione si legge che "Questa porzione di Lombardia è caratterizzata da un territorio che spazia dalla pianura alla montagna ed è famosa sia per la sua ricchezza storica sia per le sue eccellenze nel campo delle produzioni enologica e gastronomica", mentre il sito Fiso riporta il fatto curioso che il Monte Penice ai piedi del quale si gareggerà, tocca 4 regioni, essendo sul confine fra le province di Pavia (Lombardia), Alessandria (Piemonte), Genova (Liguria) e Piacenza (Emilia).

Del terreno, dicono gli organizzatori che sia "molto vario. Si passa da zone ricche di dettagli morfologici e alta percorribilità del bosco (latifoglie misto) ad altre con vegetazione bassa e terreno particolarmente roccioso. A causa di recenti disboscamenti, alcune aree sono impraticabili. Discreta presenza di sentieri." A giudicare dalla mappa pubblicata che è parte del terreno di gara, sembrerebbe una gara non molto tecnica e piuttosto fisica, ma il blog del cartografo a giugno 2009 diceva "con curve di livello che potrei definire nervose, senza dislivelli troppo accentuati" e ieri aggiungeva che "A mio parere è un gran bel terreno per una middle e il livello di concentrazione deve stare sempre molto alto". Quindi forse è vero il contrario.

L'allegra combriccola che accompagna Re Carlo in M35 sarà per l'occasione quasi al completo. Saranno presenti tutti gli 8 "atleti" che hanno occupati i primi 5 posti nelle due prime prove di Coppa Italia, mentre rispetto ai primi 5 del campionato Italiano middle mancheranno Pin e Grilli (in cerca di fortuna rispettivamente in Elite e M40). A non far rimpiangere troppo la loro assenza ci penseranno Nicolò Corradini e Simone Grassi, il cui esordio stagionale in Coppa Italia complicherà non poco la corsa al podio.

Corsa che a meno di notevolissime sorprese si limiterà ad assegnare 1 posto sul podio, dato che gli altri due saranno con ogni probabilità ad appannaggio del Re Carlo e del Duca Nicolò. Per il terzo gradino sgomiteranno, anzi sgomiteremo, in parecchi e verosimilmente sarà questione di una manciata di secondi. I favoriti direi che sono nell'ordine Cipriani (che avrà il dente avvelenato dopo l'assenza forzata ai campionati italiani) e Hueller (l'unico fino ad ora ad avere portato a casa due podi in coppa Italia).

Visto che il percorso sarà di nuovo uguale, ci sarà anche da lavare l'onta di Sassofortino, quando il primo degli M40 ha fatto meglio di tutti gli M35. Considerando chi sarà il primo degli M35 non dovrebbe essere particolarmente difficile, ma metterne almeno un altro paio davanti a Mair, Frizzera e Giovannini, sarebbe doveroso.

Il sito Il Meteo (quello che aveva previsto al minuto la nevicata di Monghidoro) per questa domenica dà significative speranze di non prendere troppo freddo, e, dato che negli ultimi giorni le sue previsioni sono in costante miglioramento, non è detto che per una volta non si corra in una giornata tardo primaverile invece che nelle ormai abituali temperature da tardo inverno sugli altipiani.

18 maggio 2010

Ce l'ho, ce l'ho, mi manca

E' proseguita anche nel fine settimana scorsa, con molto profitto, la mia collezione di master con cui ho condiviso un podio, e ormai posso dire di avere quasi completato l'album. Purtroppo è un album solo virtuale, perchè in realtà le figurine non le ho, ma contiene nomi molto prestigiosi fra i quali, oltre al Marziano, vari ex campioni italiani. E' un po' scocciante il fatto che quasi sempre io occupi l'ultimo gradino del podio, ma credo di avere ancora qualche margine di miglioramento, e quindi lo considero un incoraggiamento per il futuro.

Domenica a San Giovanni al monte, nella long organizzata dal Trent-o, ho aggiunto due figurine preziosissime, Niccolò Corradini e Dario Beltramba, e posso vantarmi di avere relegato a medaglia di legno il fresco campione italiano middle M45 Rudy Mair. E' vero che hanno tutti vari anni più di me, ma in questo caso l'esistenza sulla terra di Rigoni è utile, perchè è la prova che questo dettaglio è del tutto insignificante.

La gara è stata molto bella, nonostante la solita temperatura un po' polare in partenza. La cartina era quella della finale del campionato italiano 2007, molto tecnica e con alcune zone ostiche assai. Il tracciatore Rinaldi è stato molto magnanimo con gli M35, regalando una prima tratta abbastanza semplice che permetteva di entrare gradualmente nella zona ostica, ma ha voluto in cambio il sangue di molti M45, che già al primo punto hanno perso minuti e minuti in mezzo alle microforme del terreno, in qualche caso arrivando addirittura ad abbandonare prima della prima lanterna per disperazione. Le mie difficoltà sono invece iniziatte alla 2, dove ho confermato che un po' di verdino sulla carta mi terrorizza a tal punto da non riuscire a concentrarmi sulle evidentissime macroforme che c'erano sotto, e da spingermi a scegliere come punto di attacco per la lanterna, il famoso "Ad Un Certo Punto". Così ad un certo punto ho piegato a sinistra, iniziando a guardare qua e là come un cercatore di funghi. Fortunatamente i miei recenti exploit hanno fatto sì che il desiderio di non perdere completamente la faccia perdendo 15' sul primo punto tecnico della stagione, mi abbia spinto a riaccendere il cervello, rendermi conto che ero in cima al dosso, e che da lì scendendo nella direzione giusta avrei trovato la lanterna, lasciando sul campo "solo" un paio di minuti.

Per la 3 ho fatto una scelta molto prudente, perdendo 40'' da Beltramba, ma non rischiando di perderne molti di più avventurandomi sotto la linea rossa (che per altro non sarebbe stata proprio impossibile). Sulla 4 sono arrivato in scioltezza, ma leggendo un po' troppo la carta e seminando un altro minutino, mentre la 5 l'ho fatta proprio benino, rendendo 3'' a Beltramba ma guadagnandone 30 su Corradini.

All'uscita dalla parte più ostica ero piuttosto soddisfatto di me, e ho affrontato di buona lena il lungo trasferimento per la 6, per la quale ho scelto di stare il più possibile sui sentieri (anche se il primo sarebbe stato percorribile agevolmente solo dal Grande Puffo, a causa dei moltissimi rami e alberi caduti). Alla 8 si presentava la prima vera scelta di percorso per un'altra tratta lunga. Ho fatto la "scelta bassa", che mi pareva garantire più punti di riferimento, ed è andata abbastanza bene. I 30'' da Beltramba li ho persi perchè sono arrivato sul sentiero proprio dove faceva una S e quindi me lo sono trovato che andava est-ovest invece che nord-sud come me lo aspettavo, e quindi ho vagato un po' avanti e indietro per capire che ero su quello giusto. Gli altri 1'30'' che mi ha rifilato Corradini, sono invece tutti dovuti alla differenza atletica fra lui e me.

La 9 era una di quelle lanterne corte e relativamente facili, dove viene sottolineato uno dei miei principali limiti attuali: la scarsissima capacità di memorizzare una sequenza che mi porti al punto. Non era molto difficile: avallamento - cocuzzolo - avallamento - prato - buca. Ma io ho letto la carta almeno 3 volte di troppo, con il risultato che su una lanterna su cui non ho sbagliato e ho corso bene, ho preso 40'' da Corradini. E' scocciante.

Andando alla 10 mi sono ricordato che mi ero ripromesso di fare più attenzione ai punti d'attacco, e un po' dopo la radura sul sentiero ho alzato la testa per vedere il sasso che mi avrebbe condotto all'altro sasso con il punto. Quando l'ho visto mi sono commosso, e da lì ho effettivamente visto l'altro sasso e intravisto il telo bianco e arancione. Sono quelle cose che ti fanno sentire un orientista, e ti danno la carica per fare il miglior tempo (davanti a Corradini!) su una tratta di pura corsa in salita.


Alla 12 sono andato un po' troppo alto, ma è stato molto utile per capire che se sewi gentile con la carta, lei lo è con te. Infatti quando mi sono trovato davanti un masso enorme là dove non dovevano essercene, invece di pensare che sbagliasse lei, ho provato a darle fiducia e a chiederle dove ero io. E in pochi istanti mi è apparso un puntino nero vicino al sentiero, che mi ha permesso di ricalcolare la rotta e limitare i danni ad una manciata di secondi. La cortesia con la carta è stata fondamentale anche alla 13, dove per motivi che ancora ignoro non ho visto il rudere che avrei voluto usare come riferimento, e sono andato lunghissimo. Anche in questo caso, cercare sulla carta la roccia che mi è apparsa a fianco, invece che proseguire certo di un errore di mappatura (come in passato ho fatto più e più e più volte), mi ha portato a capire dove ero e a trovare la lanterna. Sta volta però lasciandoci quasi un minuto e mezzo.

Per la 14 si è rivelata una buona idea l'attacco comodo da sopra (ruderi - sasso - roccia et voilà!) mentre per la 15 ho scelto un approccio prudente da sotto, perchè da sopra non vedevo un punto d'attacco facile. Credo sia stata anche questa una buona idea, solo in parta vanificata da una discesa un po' casuale da un sentiero all'altro, e da un controllo un po' troppo lungo sul fatto che davvero la curva in cui ero era il punto d'attacco che avevo scelto.

Sulla 16 un po' forse si è fatta sentire la sensazione di essere quasi arrivato, e un po' ha giocato il fattto che il cerchietto rosa copriva il trattino che diceva che il fagiolo vicino al punto era una depressione. Quando sono arrivato in zona e ho trovato la depressione senza vederla in carta, sono andato un po' in confusione e mi sono accanito su un verdino che non era il mio. E ci ho lasciato più di un minuto. Un altro po' di secondi (una ventina) li ho lasciati poi andando alla 17 e ultima, grazie alla mia ormai collaudata tecnica del "da qui basta andare in giù", che regolarmente mi fa invischiare in orridi verdi dal 2 in su.

Arrivato al traguardo tutto ringalluzzito per la mia prestazione, ci sono rimasto malissimo quando mi hanno detto che ero secondo, dato che prima di me erano partiti solo in 2. Però mi sono consolato quando ho visto che il primo era Beltramba, che ha fatto una gara praticamente perfetta. Il primo posto di Corradini era prevedibile, ma i "soli" sei minuti e mezzo rimediati mi fanno ben sperare per il futuro.

Prima della gara, Rusky Giovannini (che con i suoi consigli pre gare e i suoi commenti ai miei post è diventato una sorta di padre spirituale...) mi aveva detto "sulla cartina di oggi si vede se sei uno che corre e basta, o no".

Attendo con ansia il verdetto.

14 maggio 2010

La Bella e la Bestia

Correva l'anno 2002 e quella domenica avevamo deciso di cedere alle discrete ma costanti pressioni da parte di suo papà, e ci eravamo iscritti ad una gara di orienteering, a Nova Ponente. Per lei era un ritorno alle gare dopo un passato quasi glorioso da giovane, con un titolo italiano D16 e una convocazione in nazionale giovanile in Svezia. Per me era la prima gara, dopo alcuni allenamenti estivi in gioventù, e un fallito tentativo di partecipare ad una gara alle medie (mi ero perso per arrivare al paese dove mi aspettava il mio amico, e quando ero arrivato, la sua macchina era già partita...). Eravamo iscritti in Open e lei mi accompagnava come un esordiente quale ero, chiedendomi cosa pensavo di fare e dandomi dei consigli quando c'erano soluzioni molto migliori. Mi sembrava tutto piuttosto difficile, ma abbastanza divertente. Ad un certo punto siamo arrivati davanti ad una palude e la lanterna era sul lato opposto. Mentre io mi accingevo all'aggiramento, lei si è gettata impavida in mezzo alla palude. Per me è stata una sorta di folgorazione. Non che lei fosse tipo da scarpe col tacco e calze a rete, ma che una donna potesse scegliere consapevolmente di attraversare una palude di corsa, era qualcosa di assolutamente al di fuori dai miei schemi. Forse non è stato proprio quello il giorno che ho capito che era la donna della mia vita, ma quell'episodio è stato sicuramente determinante. Così 8 anni e qualche palude dopo non posso che dedicare all'Anto il mio bronzo middle M35: per avermi iniziato alla pratica di queto bellissimo gioco, per avermi sposato, e per avere la pazienza di organizzare i tempi famigliari della settimana in modo da permettermi di andare ad allenarmi.


E se io non fossi così bestia, avrei potuto dedicarle anche un prestigioso nuovo titolo di Vice Rigoni, perchè l'argento a Pin l'ho proprio regalato, e in un modo decisamente idiota. Perchè in una gara di orienteering ci sta di perdere 50'' alla 3 perchè si pascola nel prato, ci sta di perdere 1' alla 5 per errore tecnico, ci sta di perdere 45'' alla 9 per infelice scelta di percorso, ma non di perdere 1' e 16'' alla 14 per motivi "artistici". Il motivo per cui Pin mi ha preceduto sul podio di 55'', è che a me piacciono le fotografie e non ho nessuna foto in gara nel bosco. Questo ha fatto sì che quando ho visto fra la 13 e la 14, mentre ero in pienissima trance agonistica, la morosa di Frizz appostata dietro un albero in attesa di immortalare il suo amore con la sua inseparabile Nikon, non ho trovato niente di meglio che pensare "magari se le passo davanti fa una foto anche a me", e modificare il mio percorso quel tanto da passare davanti a lei. Questo ha fatto ovviamente andare in malora la mia trance agonistica, e mi ha fatto perdere contatto con la cartina, quel tanto che bastava per farmi arrivare sul secondo naso-con-roccette-con-carbonaia-vicina, mentre la lanterna era sul primo, e prima di accorgermene ci ho messo un po'. E' stata un po' una sfiga che ci fossero due nasi-con-roccette-con-carbonaia-vicina a meno di 30 metri uno dall'altro, ma meritavo di peggio.

E non mi ha neanche fatto la foto.


12 maggio 2010

Campionato Italiano Middle 2010 - Finale

Appena sveglio aprendo le imposte del convento dove abbiamo dormito scopro che si è realizzato il primo desiderio di giornata: il cielo è finalmente blu! Non rimane che concentrarmi sul secondo: il podio del Campionato Italiano M35 middle. Le condizioni non sono delle migliori: se ci riesco, tutti diranno che era ovvio che ci riuscissi. Se non ci riesco, tutti penseranno che è proprio vero che sono uno che è capace solo di correre, ma poi si perde.

Ci sono due signori che il giorno prima mi hanno dato più di 12 minuti, e poi ce ne sono altri 10 che possono arrivarmi tutti dietro o tutti davanti. Sgiurgiu nel suo "Golden Route" scriveva "I know exactly what I have to do", ed in effetti lo so anche io. So anche che per quanto ho capito nelle qualificazioni, la mia tecnica e la mia velocità sono sufficienti per arrivare sul podio. Quello che non so è se riuscirò a metterle a frutto come si deve. E' vero che a Monghidoro sono riuscito a centrare la gara giusta al momento giusto, ma il mio passato da cestista è pieno di episodi in cui non è che io abbia mostrato proprio un gran "killer istinct".

Mi avvio in partenza molto prima del solito e cerco di riscaldarmi molto lentamente, dato che non so ancora cosa pensino le mie gambe della gara di ieri. Dopo 12 ore passate a pensare a chi mi parte davanti e ai possibili agganci, cerco di togliere tutto dalla mente, lasciandoci dentro solo il bosco e tutto il mazzo che mi sono fatto per arrivare fin qui con velleità di podio.

Nel grande prato prima della partenza si può assistere alle più diverse tecniche di preparazione pre gara: dagli scatti allo stratching, dalla corsa in gruppo alle sgroppate solitarie fra i faggi, dal rapimento estatico contemplativo alle minchiate a raffica. Io cerco di starmene bello isolato fino all'ultimo, perchè ormai so che qualsiasi chiacchiera di troppo ritarda di ore la mia entrata in carta. Rispetto alla quale Casagrande mi consiglia "fai piano le prime due e poi spara tutto".

Al minuto -2 guardo la carta e, reso saggio dal post di Stegal in cui si chiedeva come mai ci mettesse così tanto a trovare la partenza, mi concentro solo sul memorizzare le coordinate del triangolino, per minimizzarne la ricerca poi.

Al bip lungo le gambe lanciano segnali molto incoraggianti, il terreno è uguale a quello di sabato e quindi sono già entrato in carta da 24 ore, e sono concentrato come uno scienziato della NASA a 5 secondi dal lancio del Shuttle: col cavolo che parto piano! Anche perchè la prima è banale (a patto di orientare giusta la carta e i piedi prima di partire a razzo, accortezza che più di uno si dimenticherà di prendere).

In meno di 2' piombo dall'alto sulla prima, e trovo Rusky, partito 2' prima di me. E' vero che mi aveva detto che è meglio fare lentamente i primi due punti per entrare bene in carta, ma forse lui sta esagerando... In ogni caso lo semino con "il mio passo di una categoria superiore" e punto la cima della collina per attaccare la 2, che appare solo all'ultimo secondo grazie ad una posa astuta della lanterna al bordo della carbonaia a ridosso del pendio.

La 3 è una semplice lanterna in una buca nel prato, e già uscendo dalla 2 sono certo che la sbaglierò, come tutte le buche nel prato che ho incontrato nella mia vita orientistica. Nel caso specifico si tratta del prato più semplice del mondo, e c'è persino una processione di collinette che ti fa cadere nel buco giusto anche se non vuoi. Ma io abbandono le collinette, mi invento di vedere davanti a me Stefani e lo seguo in una direzione insensata, esibendomi poi in una tecnica da MC nella quale eccellevo: correre qua e là buttando un occhio in tutte le buche del prato. Mentre pascolo mi raggiunge Rusky, che mi redarguisce paterno. Non conoscendo la mia idiosincrasia per i pascoli, addebita l'errore ad eccesso di esuberanza agonistica, e mi accompagna per mano alla buca giusta. Ma ci sarei arrivato anche da solo, dato che era l'unica in cui non avevo ancora guardato.

Lascio nel prato quasi un minuto e riparto a razzo verso la 4, una comoda e vicina selletta. Per la 5 faccio una buona scelta di percorso, ma non mi concentro abbastanza sul punto d'attacco (c'era un roccione comodissimo, anche se forse un po' nascosto dal cerchietto) e semino quasi un altro minuto in zona punto, al quale aggiungo altri 15'' nel banale trasferimento alla 6.

Però sento che le gambe vanno molto bene, che riesco a riconoscere le bene le forme del terreno, a leggere correndo e a rimanere concentrato, quindi non mi preoccupo troppo dei secondi persi. Buona la 7, discreta la 8 (prima della quale raggiungo Madella) e poi sbaglio scelta di percorso per la 9, che andava presa "under the red line" e che io invece approccio troppo prudentemente aggirando a sinistra il dosso che la sovrasta. E in più anche in questo caso dimentico di scegliere un punto d'attacco e perdo qualche secondo in zona punto. Con tutto ciò, il mio è il terzo tempo, ma regalo 45'' a Pin (e un altro minuto aggiuntivo se lo prende da solo Rigoni...).

Stesso copione per la 10, il piatto forte del giorno: trattona da 15 cm e 20 curve di livello. Prima di arrivare al dunque della scelta di percorso, c'è un prato enorme che permette di fare tutte le riflessioni del mondo. Io decido di sfruttare il vallone che si incunea nel bosco per approfittare della pendenza modesta e correre più avanti possibile, tenendomi il grosso del dislivello per la rampa finale. Ma con il senno di poi anche sta volta la linea rossa sarebbe stata la scelta migliore, dato che era più corta e diluendo il dislivello risultava probabilmente alla fine più "corribile". Recupero 40'' a Pin, ma potevano essere di più.

Continuo comunque ad essere molto ispirato e nella 11 riesco addirittura a mettere dietro Rigoni di 1'', impresa che mi riuscirà anche nella 15, mentre nella 12 e nella 13 rosicchio secondi preziosi a Pin, che dilapido in parte nella 16, che mi sembra troppo banale per essere davvero quella che si vede da 20 metri in mezzo al prato.

La 17 mi sembra la tipica lanterna su cui ci si gioca una gara, e dato che sono ancora convinto di avere qualcosa da giocarmi, decido di puntare più sulla precisione che sulla velocità. L'idea è quella di superare la collina sulla sella, lasciarsi alle spalle il roccione e scendere sul lato sinistro del lieve avallamento fino alla zona sassosa, spostarsi a sinistra fino al prato e dal bordo inferiore attaccare le due carbonaie in serie. Per scrupolo conto anche le curve di livello da fare in discesa e arrivo alla lanterna in carrozza, perdendo mezzo minuto da Visioli ma guadagnando 20'' su Pin e soprattutto senza rischiare nulla.

Fra me e il traguardo sono rimaste solo la 200, 5 curve di livello e qualche centinaio di metri in discesa. Arranco un po' sull'ultima salita e poi mi butto verso la strada, nonostante ci sia una valletta che sarebbe più corta: il cervello è ormai fuso e ho bisogno di un binario su cui poter scaricare le ultime energie rimaste.

Il rettone finale è interminabile e arrivo al traguardo totalmente prosciugato. Sono molto soddisfatto della mia gara, e quando mi consegnano gli split il cronometro dice 46'29'' e Rusky ha detto che con 50' si va sul podio...

Dopo meno di 10 minuti arriva Rigoni, che percorre gli ultimi 100 metri con aria totalmente rilassata (ma ci metterà 1'' meno di me che sembrava dovessi morire da un momento all'altro) e mi scalza da un primo posto che potevo solo sognare la notte, e qualche minuto dopo arriva anche Pin, che mi scalza dal secondo gradino, nel quale invece avevo sperato: alla fine sono solo 55 i secondi che mi separano dal secondo titolo di Vice Rigoni.

Retroscena imbarazzanti e dediche, nel prossimo post.

11 maggio 2010

Campionati Italiani Middle 2010 - Qualificazioni

Monte Livata è un posto molto bello, ma davvero molto molto molto lontano da Trento e più in generale dalle terre della maggior parte degli orientisti. Probabilmente per questo motivo i partecipanti a questo campionato italiano middle sono quasi la metà di quelli dell'anno scorso, ma i nordici assenti hanno avuto torto: la temperatura e la nebbia al campo di gara non faceva affatto rimpiangere le steppe nordiche o la val padana.

Come ormai tradizione per le gare nazionali, il tempo è pessimo: piove, fa freddo e c'è un nebbione che va e viene, e i già non numerosissimi partecipanti sono tutti rintanati nelle auto, nei camper, nei pullmini, o nel bar, dove però la temperatura e il tasso di umidità non sono molto diversi dall'esterno. Fuori praticamente non si vede nessuno e al clima da depressione contribuiscono alla grande i rifiuti da post stagione invernale e le "strutture alberghiere" da post conclitto bellico. Di bellissimo si sanno esserci il bosco e la cartina, ma onestamente non è che venga molta voglia di buttarcisi.

In M35 hanno deciso di fare una batteria unica, 21 partenti e 13 qualificati per la finale. Considerando anche che Cipriani è a casa per una "foratura alla coscia" rimediata in mtb-o, la qualifica dovrebbe essere piuttosto agevole. La mia idea è quella di prendere confidenza con la carta e non tirare troppo. Ma neanche troppo poco, per capire la distanza dagli altri.

Quando lascio il pulmino fa proprio freddo e inizio a correre un po' troppo veloce per riscaldare bene le gambe. Ma nonostante questo, complice anche la cartina di warm-up con cui cerco di capire come sarà la carta, arrivo in partenza all'ultimo minuto, con il risultato che quando prendo in mano la cartina la concentrazione è scarsissima, anche se non me ne accorgo subito.

Parto deciso per la prima lanterna, ma a 3/4 della tratta mi perdo inspiegabilmente, e ci metto 2' per ritrovarmi: un pessimo inizio, non c'è che dire. Faccio a tutta la 2 ma già alla 3 mi addormento di nuovo, dimenicandomi che devo superare una canaletta prima di arrivare in zona punto, e iniziando a ravanare molto prima. E sta volta i minuti persi sono oltre 4 e inizio ad avere davvero paura di non qualificarmi. Riesco inaspettatamente a mantenere un certo sangue freddo e infilo una bella sequenza dalla 4 alla 7: il bosco è molto scorrevole, vedo bene le forme del terreno e si riesce a leggere bene anche correndo. Per la 8 mi complico la vita seguendo l'alta tensione invece che la strada asfaltata e per la 9 arranco un po' in salita (le gambe sono piuttosto legnose), ma faccio discretamente anche la 10, la 11 e la 12.

Per la 13 scelgo di farmi guidare dai prati, ma uscendo dal secondo sbaglio direzione e cado in quello sbagliato. Inizio a vagare per il bosco, sempre più preoccupato mano a mano che i minuti passano. Non riesco a capire dove sono, e arrivo molto vicino a chiedere informazioni ad un passante, prima di dirmi che non è accettabile andare in finale chiedendo aiuto. Così cerco di tornare nell'ultimo posto dove sapevo dove ero, e capisco finalmente dove dovevo andare. Stavolta i minuti persi sono oltre 5 e precipitandomi alla 14 inizio a pensare seriamente che forse correrò la finale B.

Mi lancio lungo la linea di massima pendenza (o quasi, perchè sbaglio un po' l'uscita dal punto) per la 15, e per strada raggiungo Dario Stefani, che partiva 3' prima di me. Credo sia un buon segno, ma penso solo a correre.

Dopo la 100 ci esibiamo in uno sprint parallelo, affiancati e in perfetto sincrono, e mi viene in mente la vignetta di Asterix alle Olimpiadi con i soldati romani. Però in realtà credo che l'effetto da fuori sia parecchio diverso, considerando che io sono un lungagnone e lui un brevilineo. Peccato non ci fosse un fotografo ad immortalare l'attimo. O meglio, come scopro in seguito grazie a Cosim-o, il fotografo c'è, ma immortala solo l'attimo prima dell'inizio dell'indimenticabile sprint Dario + Dario.

Mi precipito a vedere i tempi degli altri, e scopro di essere in finale A per 4 minuti. Vabbeh, obiettivo raggiunto, per quanto in modo abbastanza vergognoso, ma non ho risparmiato quasi nulla per la finale.

Mi conforta il fatto che senza i miei 10' di errori sarei arrivato a ridosso di Pin, secondo dopo Rigoni. Ma so benissimo che le bacheche virtuali di ogni orientista sono piene di titoli "che avrei vinto di sicuro se non avessi fatto quell'errore".
Il fatto che anche Rusky abbia rilevato la stessa cosa, non cambia il fatto che sia una cavolata, ma mi dà un po' di morale.

6 maggio 2010

I have a dream!


Re Sgiursgiù dice che per vincere un mondiale devi prima averlo sognato un sacco di volte. Io ovviamente di vincere un mondiale non me lo sogno neanche, però un piccolo sogno sui campionati italiani middle M35 l'ho fatto. Che non si sa mai.

Torno a Monte Livata dopo 3 anni dai campionati italiani long del 2007, e allora lottavo per il podio in MB, riuscendo anche ad agguantare un secondo posto. Il fatto di essere qui oggi a poter sognare il podio in M35, che a livello tecnico è proprio tutta un'altra cosa, per me è già una bellissima cosa. Ho riguardato le cartine di quell'anno, e al di là del fatto che i percorsi erano molto semplici, la cosa che mi ha sorpreso di più è quanta differenza c'è fra le scelte di percorso di allora e quelle che farei oggi, e mi dà molta soddisfazione. Indipendentemente da come andrà a finire, il fatto di essere arrivato a poter sognare con un minimo di cognizione di causa, mi dà una grandissima soddisfazione, e mi fa sentire molto fortunato.

Il che ovviamente non vuol dire che non sarò intrattabile se il sogno non si avvera, ma le probabilità sono davvero alte. Come ha detto Madella nel suo blog, la "location" molto a sud ha scoraggiato molti orientisti, ma pochissimi di quelli che potevano puntare al podio. Le assenze di rilievo sono solo quelle di Hueller e Carbone, più quella di Dalla Santa, che ormai corre solo qualche gara vicina a casa, ma va ancora come un treno.

Il terreno è velocissimo e non molto tecnico, il che vuol dire che bisognerà correre come i disperati, ma mantenendo la lucidità per non fare errori stupidi su scelte apparentemente semplici. E mantenere un notevole sangue freddo sapendo che qualsiasi errore risulterà quasi sicuramente fatale. Se a Sassofortino una gara quasi pulita mi è stata sufficiente per meritare l'argento, qui credo che andrà sul podio solo chi farà una gara vicina alla perfezione atletica, tecnica e mentale. E non si rilasserà arrivato nel pratone finale, che con le mille buche e roccette credo possa risultare fatale ad un approccio da "ormai è fatta". Dopo il Marziano Rigoni, vedo favoriti Cipriani e Candotti, con Grilli e Frizzera a seguire, Stefani e Zarfati possibili sorprese, e Pin e Giovannini avvolti dal mistero: in teoria la loro preparazione atletica attuale non dovrebbe permettergli di avere abbastanza benzina per i 6000+300 della finale, ma da loro ci si può aspettare di tutto.

Io arrivo qui avendo fatto tutto quello che era nelle mie possibilità per prepararmi al meglio: 60 allenamenti da novembre ad oggi, lettura certosina del primo numero di Azimut, ripasso delle gare 2009 con valutazione delle scelte di percorso, e studio attento di "Golden Route" e "Silver Route" di Sgiurgiù, che sono sempre molto interessanti,§ e pure di un "paper" di tale svizzero Martin Lerjen, dal titolo "Analyze your map reading in orienteering", anche questo con qualche spunto interessante. Se poi questo basterà per il podio, per il 12° posto in finale B o per due PM, lo dirà il bosco.
Io ovviamente punto al titolo. Dove posso arrivare, vedremo.