19 gennaio 2012

Un passo verso... verso cosa???

Più o meno un anno fa Orimaster Segatta mi aveva passato il dvd di "The Runner - Il Corridore". Il film è un documentario che parla di Marco Olmo, un arzillo sessantenne che di mestiere fa "l'ultramaratoneta", cioè corre gare dai 100 km in su, di solito con una botta di dislivello. E nonostante i sessanta anni suonati, spesso le vince pure. Il film è di una tristezza micidiale, come forse si poteva intuire dalla frase di presentazione sulla copertina: "Nella vita sono un vinto. Io corro per vendetta, corro per rifarmi". In tutti gli 80 minuti e passa in cui per lo più si vede lui che corre, in gara o in allenamento, non ti sfiora mai il dubbio che lui a fare quelle cose lì si diverta. In uno dei momenti clou chiede a sua moglie (che lo segue angosciata in tutte le gare rimanendo sveglia la notte ad aspettare che passi dai traguardi intermedi, come neanche un papà invasato di un bambino dei pulcini del Milan saprebbe fare) cosa deve fare dato che nonostante si sia già imbottito di antidolorifici ha male dappertutto e mancano non so quante decinde di km al traguardo e non sa proprio se fermarsi o no.

Ma non era questo l'argomento del post. 

Oltre a provare una gran tristezza per sto tipo, nel guardare il film ho anche pensato varie volte che per iscriversi ad una gara di 100 e rotti km bisogna essere veramente fuori di testa. Parecchio di più anche di quanto non lo sia un orientista medio.

Ma ieri mi sono comperato uno zainetto nuovo, che si chiama Raidlight Olmo 5. Ed è proprio quell'Olmo lì. La mia versione ufficiale è quasi inattaccabile. Siccome già varie volte mi è capitato di stare correndo fuori dal mondo, senza una goccia d'acqua, nè un tozzo di pane, nè una giacchetta e meno che mai un cellulare, forse alla soglia dei 38 anni è meglio che io metta la testa a posto e mi doti del più elementare kit di sopravvivenza in caso di un imprevisto di qualche tipo. Qundi questo è proprio lo zaino che fa per me, dato che sembra garantire di poterci ficcare quelle due o tre cose che vorresti avere con te nel momento del bisogno, ma senza appesantirti troppo nè, soprattutto, sballonzolare di qua e di là per tutto il tempo. E dato che quest'anno mi è venuta la sfregola di conquistare le vette intorno a Trento scarpetta ai piedi, e quell'ideuzza di provare la Maddaleneskymarathon con un minimo di allenamento nelle gambe, questo acquisto è da considerarsi a tutti gli effetti un deciso passo verso la saggezza.

Però. 

1) Lo zainetto (rosa, perchè il tipo del negozio aveva nascosto così bene quello nero che mi aveva promesso via mail di tenermi via, che non è più riuscito a trovarlo) si chiami "Olmo" perchè è progettato esattamente per quelle gare da matti, tanto che le borracce non sono messe solo in modo da non sballonzolare, ma anche in modo da poter bere dalla cannuccia senza dover interrompere la corsa, cosa di cui io potevo allegramente fare a meno.

2) Io sono molto bravo a costruirmi degli alibi razionalmente inattaccabili, che illustro agli altri con dovizia di particolari, che servono soprattutto a me, perchè io non mi accorga che sto facendo qualcosa che non avrei voluto/dovuto fare, o che riterrei essere altamente disdicevole. E la maggior parte delle volte non riesco a capire, non all'inizio almeno, se la spiegazione che mi do è un alibi o è vera davvero.

Non è che a mia insaputa io mi sia incamminato lungo un impercettibile piano inclinato che mi porterà un giorno alla gara preferita di Marco Olmo, l’Ultra Trail del Monte Bianco, 166 km con 9500 metri di dislivello? Se 3 anni fa dicevo che la corsa in montagna mi sembrava fatica fine a sè stessa, e oggi ho già corso due Dolomites Sky Race, il dubbio è legittimo. E in questo caso questo acquisto sarebbe da considerarsi a tutti gli effetti un deciso passo verso la totale perdizione.

Ad ogni modo, guardando il video di presentazione di quella gara, se un giorno finissi per iscrivermi davvero, mi sento di chiedere a voi (perchè mia moglie ovviamente verrà tenuta all'oscuro di tutto) di lasciarmi rischiare di schiattare lassù al cospetto del Monte Bianco nel suo splendore di fine agosto, vicino a quel cielo di un azzurro commovente, a quelle cime innevate e magiche, a quei torrenti gelati e davanti a quei panorami da perdere le parole.

Ma se un giorno dovessi invece iscrivermi alla Ultrabericus, come certuni hanno già fatto, per sciropparmi 65 km e 2500 metri di dislivello fra le brume marzoline dei monti berici, sotto quel cielo bigio tipico-veneto-inverno, con la vetta più alta che supera di poco i 400 metri, e un contorno di vegetazione tardo invernale verde 3, che neanche una generosa spruzzata di lanterne riuscirebbe a rallegrare, chiedo formalmente a voi (e lo chiederò anche alla moglie) di abbattermi prima della partenza.

9 gennaio 2012

TRagic Moments 2011

Siamo nell'anno nuovo, ma mi era rimasto indietro un pezzo di quello vecchio. Le vere tragedie ovviamente sono ben altre, ma ça va sans dire.

10 - Lipica Open day 2
E' solo la seconda gara dell'anno, siamo solo alla metà marzo, sono solo alla seconda lanterna, e mi sono già perso. Dopo la psicopreparazione invernale, le lunghe corse nel buio self-spiegandomi quanto sono forte e quanto sono migliorato dall'anno prima, non è una bella cosa. E quando dico perso, intendo che  dopo 10' sento una macchina e vado su una strada asfaltata per capire dove sono. Roba che se non c'era la macchina, o almeno la strada asfaltata, mi ritrovavano alla Lipica Open 2012.

9 - Conegliano centro storico
Però in fondo, anche se scazza, perdersi fra le doline di Lipica, per di più ad inizio stagione, non è poi una cosa così sconveniente. Lo è molto di più non sapere dove sei a fine stagione in un parco del centro di Conegliano... Più che "tragic" il più "mistery" moment del 2011. Ancora oggi non riesco a spiegarmi perchè improvvisamente in un parco di 30 x 30 metri non sapevo più da che parte ci ero entrato e dove era in carta.

8 - Coppa Italia Civezzano
Ma non mi sono perso solo ad inizio e fine stagione, bensì anche a metà. Nella fattispece, lanterna 5 a Civezzano. Una tratta da un minuto e mezzo che io riuscirò a coprire in 15 minuti abbontanti disegnando con un ipotetico gps raffinati ghirigori sul tracciato. Che sia inizio, fine o mezza stagione, che sia il giardino di casa o la tundra, la sensazione che provo in questi casi è sempre la stessa: quanto sono scarso!

7 - Brescia Trofeo Nazionale Centri Storici
C'è una sola cosa peggio dell'essere scarsi, l'essere stupidi. Ma non è che uno scarso non può essere ANCHE stupido. Oppure può anche limitarsi ad essere stupido solo quelle volte che non è scarso. E in questa specialità eccello. Come a Brescia, quando per le mie possibilità sto andando come un treno, e potrei arrivare fra i primi 5 in elite in una gara di centro storico. Ma non vedo sulla carta una lanterna perchè sono troppo occupato a superare Tenani (?) e Corona (?), stranamente fermi a studiare la carta.

6 - Staffette Arge Alp e Trofeo delle Regioni
O come nelle due staffette serie in cui mi sono cimentato nel 2011, quella del trofeo delle Regioni, dove dovevo portarare una vittoria al Trentino, e quella del trofeo Arge Alp, dove non dovevo fare troppa brutta figura insieme a Denny&Dennis. In entrambe, super partenza, prime lanterne da fuoriclasse e mostruoso errore nel momento in cui mi sono messo a pensarlo. 

5 - Campionato trentino middle
Fortuna che alle volte non sono neanche arrivato a pensarlo. Come nel campionato trentino middle in Alto Adige, dove in un bosco vellutato ho chiuso con un indegno 12esimo posto a 18 minuti dal primo, senza praticamente riuscire mai a venire a capo della carta.

4 - BersntOL Marathon
E non è detto che venire a capo della carta sia sufficiente, basta così poco a volte, magari una lanterna su una gara da 2 ore. Come nella o-marathon della Val dei Mocheni, quando corro bene, ma proprio bene fino a oltre il primo cambio carta, quando sono davanti ad un certo Roberto Tettamanti di quasi un minuto, e poi arrivo ad una lanterna dove penso "qui devo stare proprio attento", e ci sto talmente attento che quando finisco di attenermici Tettamanti è già andato via da vari minuti. E io penso di nuovo come al punto 8.

3 - Campionato Italiano Sprint
Poi ci sono quelle volte in cui tutto succede in un tempo così breve che hai solo il tempo per pensare "porcaputtana" tuttoattaccato, che già tutto quello per cui ti sei fatto un mazzo così da mesi è andato a farsi benedire. Come agli italiani sprint, quando dopo meno di un minuto dopo il via mi accorgo che non ho capito una sega della scala della carta e sono lungo di 200 metri sulla prima lanterna e ho già perso tutte le medaglie possibili.

2 - Campionato Italiano Long
Oppure quelle in cui quello che eri sicuro che fosse un momento "magic" si trasforma per incanto in un momento "tragic" senza che tu te ne accorga e abbia la lucidità per intervenire, come quando agli italiani long ho raggiunto Cipriani che partiva 3' di me e voleva dire medaglia d'argento, ma lui era perso e io mi sono perso con lui e quando lui si è ritrovato io non mi sono ritrovato con lui e la medaglia ha preso di nuovo altri colli.

1 - Gara regionale Gardolo
E poi ci sono quei momenti che rischiano di diventare tragic sul serio, e se non lo diventano è proprio solo per una botta di culo, come nell'ultima gara dell'anno a Gardolo, quando provo a farmi attraversare da un recinto attraversabile, e alla fine è proprio una cosa da nulla, ma quei 5 secondi in cui controllo se per caso essere caduto di peso con il costato e una coscia su quegli spuntoni di ferro non abbia causato danni un po' gravi, sono proprio lunghissimi.

4 gennaio 2012

Cosa mi piacerebbe, per il 2012

Non so se è vero che esprimere i desideri aiuta a realizzarli come dicono taluni, o se è vero che prima di vincere una gara devi averla vinta nella tua testa cento volte come dice Sgiursgiù. Ma per sicurezza io mi prendo sta mezzoretta per buttare giù i miei buoni propositi per questo nuovo anno sportivo.
Agonisticamente parlando i miei obiettivi principali sono gli italiani sprint e il meeting di Venezia. Lo so che quest'anno in 35 rischiano di arrivare parecchi ex elite, lo so che a Venezia può sempre capitare un campione mondiale master o giù di lì, lo so che alle volte sono un po' una chiavica. Ma non lascerò nulla di intentato per vincere quelle due gare. Le probabilità di farcela come al solito non mi interessano minimamente.
Sempre agonisticamente parlando, ma un gradino sotto, ci metto i campionati italiani middle: fra i due estremi della medaglia del 2010 e la figuraccia del 2011 ci sono varie vie di mezzo. E se proprio estremo deve essere, allora meglio la medaglia. Per quello che ho capito di me quest'anno, forse avrei qualche probabilità in più di arrivare a podio agli italiani long, ma dato che saranno in puglia, chissà se riuscirò ad andarci.
Accontentati i bassi istinti medaglia-medaglia-medaglia, passiamo alle cose per cui vale davvero la pena correre. Calendario alla mano, almeno per quello che si può capire adesso, le gare che ho voglia di correre sono TUTTE. Ma se proprio dovessi dire quali proprio non vorrei perdermi ci metterei la notturna di Venezia (che dovrebbe essere a fine gennaio ma sul sito del Galilei ancora non c'è nulla), la gara di TNCS del 21 aprile a Genova dove non ho mai corso, la IV di coppa italia il 27 maggio al lago di Carezza in Alto Adige che è un posto che definire favoloso è riduttivo, la due giorni della Val Canali l'8 e 9 settembre perchè fa il paio con il lago di Carezza, il trofeo delle Regioni di metà settembre in Val Badia perchè fa il paio con la Val Canali, la VI di coppa Italia sul confine con la Slovenia che deve essere un gran casino con quelle strane carte carsiche, e la gara di Conegliano del 18 novembre con cui ho un conto in sospeso.

Mi piacerebbe anche correre una mezza maratona (Verona?) riuscendo a partire abbastanza piano da arrivare all'arrivo senza sentirmi un pirla.

Ma in questo primo scampolo di anno e negli ultimi di quello scorso, si sono manifestati, non senza qualche preoccupazione da parte di mia moglie, preoccupanti sintomi di crescita di una certa passioncella anche per la corsa in montagna, tanto che ogni volta che da Trento alzo gli occhi verso la cima della Paganella (che dista 1900 metri di dislivello e 20-25 km da casa mia), sento uno strano formicolio ai piedi. Ragion per cui il 22 luglio vorrei riprovare ad arrivare ai 3.150 metri del Piz Boè, il tetto della Dolomites Sky Race, mentre il 26 agosto se non mi viene a salvare qualche impegno di altro genere rischia che mi schieri al via della Maddalene Skymarathon: 44 km e 2900 metri di dislivello.

Potrebbe effettivamente sembrare un po' azzardato, ma in coscienza, guardando questo filmato, vi sentireste di non provare?