28 maggio 2012

4° Coppa Italia: Lago di Carezza

 "Se c'era Stegal, sta volta ce lo giocavamo". È una delle tante cose che ho pensato durante la longhissima di domenica al lago di Carezza. E le cause di morte possibili erano l'iscrizione in M35 con collasso integrale prima della fine, o la restituzione volontaria dell'anima a chi l'ha fatta per l'eccessiva bellezza del posto, della carta, della gara, del bosco, di tutto. Poi però ho scoperto che si era già iscritto in M40 (ma non aveva potuto venire) e mi sono ricordato che lui qui ci aveva già corso nella 6 giorni del Tirolo del 2010, quindi forse sarebbe sopravvissuto anche questa volta. Allora vediamo di farlo schiattare per l'invidia per non esserci tornato...

Perchè in effetti quando alzavi gli occhi dalla carta e vedevi queste robe qui, potevi quasi dimenticarti che stavi facendo una gara. Certo per godertelo dovevi avere ancora energie sufficienti per alzare gli occhi dalla carta, e dovevi farlo per un motivo diverso dall'imprecare perchè non trovavi la lanterna, quindi l'estasi non era proprio alla portata di tutti. Ma se perfino un noto paranoico da competizione come me intervistato dallo speaker di giornata all'arrivo ha dichiarato che "la gara era così bella che quasi non mi importa del risultato", vorrà pur dire qualcosa.

La giornata non era spettacolare, ma non pioveva e per molta parte della giornata si è riusciti a vedere il Latemar da una parte e il Catinaccio dall'altra, che da soli valevano il viaggio. E poi la gara e la carta hanno fatto il resto. Ma il resto bisognava guadagnarselo, perchè nè una nè l'altra regalavano nulla. La gara, almeno in M35, è stata tostissima, lunga, fisica e tecnica insieme: arrivato alla 12 avevo la testa che già invocava pietà, ma la gara stava praticamente per cominciare, dato che alla fine mancavano ancora 15 lanterne e la gran parte dei chilometri e dei metri di dislivello. E l'unica tratta di trasferimento, di quelle dove intanto puoi staccare un po' il cervello,  è stata dalla 23 alla 24 (ma quando devi correre per quasi un chilometro e mezzo dopo che è un'ora e mezza che sputi l'anima, non è che stacchi poi un granchè).

Il mio risultato è stato appena discreto: medaglia di legno con 27' da Rigoni, 9' da PM Grassi e 6' da S Grassi, ma questa volta era davvero la cosa meno importante, perchè mi sono proprio divertito. 

Un po' a corto di gare long, prima di partire mi chiedevo come fosse il caso di correre, dato che la concentrazione totale di una middle mi avrebbe fatto saltare i fusibili prima di metà gara, ma quando la abbasso troppo di solito finisco in tanta mona. Ho cercato di partire pensando soprattutto alla bellezza della carta, e così pronti via sono andato diritto alla 7. Per fortuna la testa era sufficientemente connessa da farmi capire cosa avevo fatto, e in un altro paio di minuti sono arrivato alla 1. Non un buon inizio, ma non mi deprimo troppo. E meno male dato che le 10 lanterne successive richiedono di raschiare il fondo del barile della lucidità. Alla 2 riconosco la buca a sud del cocuzzolo dietro il quale è nascosta la mia lanterna, per la 3 bisogna arrampicarsi un po', superare il dosso, riconoscere la depressione e il successivo nasino, e buttarsi quasi sul fondo della depressione dopo, perchè da più lontano la lanterna non si vede. Per la 4 si va un po' in costa, si arriva al verdino, e si prega di vedere qualcuno che esce dal punto. Dato che io qualcuno lo trovo, indico gentilmente la strada a Dario Stefani che arriva dopo di me. Per la 5 bisogna salire, riconoscere l'avallamento con la collinetta e poi scendere in costa fino alla zona movimentata. Bisognerebbe anche ricordarsi di cercare dietro uno degli ultimi sassi, mentre io comincio un po' prima, ma pazienza. 

Per la 6 si va tranquilli al sentiero e poi giù per la valletta fra i collinoni, poi si sbatte sul sentiero e, prudentemente, io opto per un attacco tranquillo dal pianetto a sud del punto. Buona l'idea, ma il risultato è disastroso, perchè nel semiaperto (o almeno questo doveva essere) vagano decine di persone, e una vegetazione decisamente variegata impedisce di leggere le forme del terreno. Aguzzare l'orecchio per sentire un pib o qualcuno che dica "è qui" è inutile per vari minuti. Poi in qualche modo la trovo, e penso che avrei potuto passarci la giornata: è in una buca sotto un sasso coperta da un albero. O ci cascavi sopra, o non la trovavi. 

Con la 7 ho già fatto amicizia prima, la 8 è in un verde inestricabile, ma ci arrivo un po' lentamente ma con cognizione di causa. Alla 9 faccio un figurone con Massimo Bianchi, che accompagno quasi a manina dando sfoggio di grandissima sicurezza tecnica. Poi per fare lo sborone esco sparato dal punto, e non mi perdo, ma perdo mezzo minuto perchè esco nella direzione sbagliata. Per la 10 c'è ancora da fare molta attenzione, ma una valletta e un roccione indirizzano verso la buca giusta. Per la 11 c'è da aggirare un altro roccione e fare 50 metri nella direzione giusta, e per la 12 c'è da affidare l'anima a chi si vuole, e riconoscere una micro altura che è talmente tormentata da essere quasi invisibile, e puntare sul sasso giusto fra la moltitudine fra cui scegliere. Io vado quasi a passo d'uomo ma lo centro al primo colpo. Dato che molti fanno un tempo simile al mio o migliore, forse c'era un trucco che io non ho capito. Comunque. 

La felicità per quella che mi sembra l'uscita dalla zona più tecnica, è tale che mi porta a sbagliare di nuovo l'uscita, e mi incaglio di nuovo in un verde inestricabile. Allungo anche la strada di lunghezza e di dislivello, ma è niente rispetto al tempo che perdo nel corpo a corpo con i pini. Giunto al praticello in fondo valle ho un piano perfetto per andare alla lanterna, ma devo correggerlo in corsa perchè stavo tornando alla 5. Fortunatamente non è malissimo neanche per andare alla 13 e una volta in zona riconosco la buca grande nell'avallamento e vado sicuro verso l'altura dove sono convinto ci sia la mia. E c'è! Per la 14 approfitto del passaggio offertomi da due giovincelle, e poi bisogna scegliere cosa fare. Re Carlo e altri salgono al volo 25 curve di livello per andare a prendere la strada, io decido di rimanere in costa e salire dopo, che non mi pare una scelta malvagia, ma sarebbe stata migliore se prima di partire in costa salivo altre 3-4 curve accorciando un po' la strada poi. Riesco a corricchiare anche le ultime curve di livello prima della strada e poi mi lascio condurre dal riferimento della roccia gigante fino ai miei sassetti. 

Della tratta successiva a prima vista capisco poco, ma vedo che c'è un sentiero a fare da linea di arresto, e intanto arrivo fin lì. A 100 metri dal punto mi è molto chiaro dove sono, ma non ancora come sia meglio andare da lui, dato che la vegetazione è di nuovo ostile. Opto per una vida di mezzo fra la discesa nell'avallamento e la salita sul naso, e arrivo esatto sulla buca. E meno male, perchè anche questa non si vedeva se non cadendoci dentro. Prima della 17 c'è il ristoro, e ce n'è proprio bisogno. Due bicchieri d'acqua e riparto con Daniele Meneghel verso un'altra zona ostica. Evidentemente allenarsi serve a qualcosa, perchè sto già correndo da un'ora e dieci e sono ancora molto lucido, tanto da riconoscere il promontorio con cocuzzolo, la buca dopo, e le due buche più lontane fra le quali devo scegliere la più a sinistra. Anche questa volta, per avere la soddisfazione di vedere la lanterna bisogna quasi arrivare a toccarla, ma in questo modo vale ancora di più.

Daniele inizia a farmi i complimenti, io inizio a rispondergli, e ciononostante riesco a guidare fino alla bucona sovrastata dal sassone e a puntare al sasso giusto. È lui a dirmi "è qui", ma già lo sapevo. Meno sicuro sarei stato su quella dopo, che è di nuovo Daniele ad indicarmi, ma mi sdebito alla 20, dove lo porto dopo che tutti e due eravamo saliti troppo. Per l'attraversamento del sassaio precedente (quello che qui in zona chiamano labirinto) il tracciatore ha previsto un percorso fettucciato, ma non mi accorgo che sia segnato in carta. Quando inizio a vedere delle fettucce, penso "oh, che culo, saranno di qualche manifestazione passata, ma sono proprio comode sa seguire".

Trovata la 20 si può di nuovo correre, prima su alla 21, poi giù e in costa alla 22, poi ancora in costa alla 23, e poi molto in là alla 24. Qui cedo alla tentazione di farmi condizionare dai miei compagni di viaggio, che a questo punto sono 2 dato che oltre a Meneghel si è aggiunto Tenani (che sono riuscito agevolmente a tenere fra la 22 e la 23, che gioia!), e che scendono velocemente alla strada. È una pessima idea, dato che la loro lanterna successiva non è la mia, e scendo inutilmente un bel po' di curva che poi mi tocca risalire, quando ormai di benzina ne è rimasta proprio poca. La 24 è la prima lanterna che si vede da lontano scendendo nel canalino, la 25 mi frega perchè mi lascio distrarre da paludina e sorgente invece di puntare all'avallamento, e la 26 prova a fregarmi ancora di più presentandomi una invitantissima 112 poche decine di metri prima della mia 113. Fortunatamente ho preso la buona abitudine di leggere il codice ad ogni lanterna, perchè fare PE alla penultima lanterna dopo 100 minuti di gara sarebbe stato scocciante. Per la 100 andando al sentiero non faccio probabilmente la scelta più brillante, ma pazienza. 

In chiusura i miei complimenti a Eddy Sandri, che conferma una grande stagione (già coronata con il bronzo ai trentini sprint) con un'altra bella gara. Probabilmente pesca il jolli nel terno al lotto della 6, ma se non si incagliava nella 19 e a me non avanzava un pezzo di gambe magiche per la 24, probabilmente mi batteva anche oggi.


24 maggio 2012

2gg della Val di Fiemme

È evidente, sono stato frainteso. Sì, lo so che lo dicono tutti dopo che hanno detto una cagata e glielo fanno notare, ma io sono stato frainteso davvero, chiedetelo a Fabietto. Sono stato frainteso dagli Dei dell'Orienteering, che hanno pensato che con il mio ultimo post io volessi prendere per il culo Daves Junior. Ma si sbagliano, giuro, l'ha capito anche lui che era un modo per incitarlo. E poi si capiva, dai, non c'era neanche il mio solito sarcasmo da quattro soldi. Ma Loro non lo hanno capito.

Non si può spiegare in altro modo la mia prestazione alla 2gg della Val di Fiemme, middle al sabato e sprint la domenica, la seconda valida come campionato trentino sprint, del quale ero campione uscente. Sono stati Loro a punirmi.

Il sabato, via il dente e via il dolore: 3' abbondanti di errore alla prima e non ne parliamo più. Parto fra gli ultimi e ancora prima di prendere in mano la cartina mi sembra che ci sia qualcosa che non va. Quando inizio a guardarla è come se non mi dicesse niente. Avete presente la realtà aumentata? Se non ce l'avete presente e avete una stampante e una web cam, andate a qui e fate come vi dicono. Se non avete una e/o l'altra, andate qui e vedetevi il filmato. Comunque, quando tutto va come deve andare, dalla cartina mi salta fuori il terreno un po' come il paesaggio con le pale eoliche dal foglio della General Electric. Ma sta volta dalla cartina non salta fuori proprio un tubo. Anzi. Dopo 5'' di gara sto già andando dalla parte sbagliata, che poi sarebbe quella giusta se avessi fatto la scelta più intelligente, ma ho scelto di seguire il sentiero come un MC qualsiasi e quindi sto andando dalla parte "sbagliata". Torno indietro e vado sul sentiero "giusto", e poi mi incasino su per il crinale senza più riuscire a venirne fuori. Dopo un po' arriva Segatta che partiva 3' dopo di me, e mi mostra gentilmente la lanterna. Il morale è alle stelle. Se non altro non vengo ri-colto dalla sindrome da Eddy Sandri o Stefano Bellotto, e invece di cincischiare con lui per il resto della gara, me ne vado come un razzo e lo semino, facendo degli ottimi tempi sulle lanterne fino alle 6. Alla 7 mi prendo un altro po' di vacanza seminando un altro minuto nel verdino, e poi riparto discretamente, perdendo però da Cipriani (sì, sempre lui, un incubo) 40'' alla 11 per eccesso di prudenza, altri 30'' alla 13 per un'altra scelta da MC, e 20'' alla 18 non ho capito bene perchè. Alla fine sono terzo, a 4' dal Cip e a 30'' da Hueller, per superare il quale sarebbe bastato che alla 17 mi accorgessi che stavo inspiegabilmente sbagliando palude. Il piazzamento e i distacchi non sono tutto sommato da buttare, ma dalla 2 in poi corro tutta la gara guardando la carta in modo frettoloso e superficiale, preso da una frenesia da recupero che pur non fadendomi perdere nella selva (ed è già qualcosa) mi impedisce di fatto di recuperare davvero. Vado talmente pressapoco che non mi accorgo che la 9 è posata sbagliata di 50 metri, e rimango giusto un pelo perplesso quando l'azimut che da lì avevo impostato per la 10, pur fatto con una certa precisione, mi porta ben lontano dalla lanterna. Insomma, una sega.

Ma dato che gli Ori-dei non sono ancora soddisfatti (eppure, ripeto, mi hanno frainteso) domenica faccio anche meglio. 

È da un po' di giorni che temo molto questa gara: ho ancora impressa in mente la mia prima sprint in bosco, in Primiero, Campionato Trentino Sprint anche allora (ma lo scopro solo or ora guardando il sito FISO) quando impiegai circa 31'29'' per portare a termine il percorso che il primo aveva coperto in 12'. Va bene che il primo si chiamava Mikhail Mamleev, ma Hueller che era arrivato tredicesimo ci aveva messo 17'. Ed essendo io campione trentino M35 sprint in carica, mi scoccerebbe fare quella figura lì. Così mi riscaldo ben bene fra i prati con vista Lagorai, e arrivo in partenza concentrato a puntino, deciso a partire con prudenza e poi spingere a tutta. Il feeling con la cartina è subito molto meglio di quello del giorno prima: già prima della 1 sono spuntati dalla cartina anche l'omino e il sole, e alla 4 sono già in testa. Ma Loro, gli Ori-Dei, non sono d'accordo, e mentre mi avvio sul sentiero che mi porterà come un missile alla 5, loro mi spingono su quello che mi porterà come un pirla in partenza. Quando vedo gli atleti che si riscaldano, ci rimango parecchio male. Spingo come un ossesso per arrivare prima possibile alla 5, ma mi faccio subito prendere dall'ansia da recupero e questa volta nella selva mi ci perdo davvero. Tecnicamente, non sono proprio perso perso, perchè quando mi fermo senza aver trovato la lanterna dove pensavo, sono vicino ad un sentiero e c'è un sacco di gente che passa (fra cui uno che mi chiede dove siamo: ma secondo te, se sapessi dove sono, starei fermo come un cretino per 2' in mezzo al sentiero a guardarmi intorno???). Ma non riesco proprio a ricollocarmi, nonostante basterebbe dare un occhio a quella buca piena di sassi che vedo davanti a me e che è chiaramente segnata in cartina a 1 cm e mezzo da dove volevo arrivare. Quando gli Ori-Dei sono sicuri che ormai non posso più nuocere e mi tolgono l'incantesimo, ci metto 3'' a trovare me e non molti di più a trovare la 6, ma è proprio troppo tardi. Avanza giusto il tempo per infilare senza errori tutte le altre lanterne facendo un tempo migliore del vincitore in 6 punti su 8, fare il secondo miglior tempo allo sprint finale MA compresi, e recuperare dalla 18° alla 10° posizione, a poco meno di 6' dal vincitore. Che questa volta è Hueller perchè il Rivale butta 1' alla 4 e non riesce più a riprenderlo. 

Eppure, lo giuro, non volevo offenderlo, solo caricarlo. Diglielo anche tu Fabietto.


17 maggio 2012

CSI a San Rocco: appello ai lettori

Il rientro alle gare dopo la trasferta intersiderale della settimana scorsa è una tranquilla gara del circuito CSI, sulla conosciuta e non molto amata carta del Dos di San Rocco. Trattasi di un panettone poco fuori Trento, caratterizzato da vari prati, varissimi sentieri, e bosco quasi impenetrabile, dove ho già fatto vari allenamenti e almeno una pessima gara. Pochi avversari, carta indigesta, eccessiva vicinanza del pranzo di compleanno del cognato all'orario di partenza, e allenamento montano over size del mercoledì: ci sono tutti gli ingredienti per una di quelle giornate da suicidio agonistico. È vero che all'ultimo momento compare fra gli iscritti anche il Rivale, ma potrebbe essere un motivo in più per tornare a casa con la coda fra le gambe. A rendere ancora più delicata la mia situazione psicologica ci pensa Eddy Sandri che, ben conoscendo la mia tendenza altalenanza di prestazioni, mi saluta caustico con un "oggi PE vero?".

E invece no. O meglio, il Rivale mi batte anche questa volta, grazie a due miei graziosi regali: un attacco un po' troppo svagato alla 6, dove vago quasi un minuto e mezzo prima di accorgermi di essere troppo alto, e un doppio problema alla 10, dove perdo un altro minuto e mezzo prima avviandomi dalla 9 direttamente alla 11 seguendo il trattino sbagliato della micro farfalla, e poi inoltrandomi sconsideratamente nel bosco senza dare un occhio alla bussola che mi avrebbe immediatamnte redarguito. Ma dato che il Rivale mi dà meno di 2', e le cibarie in premio al secondo valgono più della quota di iscrizione, posso farmene una garione (e PE, anzi PM, lo fa Eddy Sandri :-)).

E allora perchè l'appello ai lettori?

Perchè io non sono messo tanto bene, ma c'è chi è messo peggio. E ha bisogno di aiuto. Molti di voi lo conosceranno, per gli altri valga la foto segnaletica qui a sinistra. All'anagrafe è conosciuto come Fabio Daves, ma, nonostante non penso gli manchi molto al metro e ottanta, è conosciuto nel mondo dell'orientamento come Fabietto, a causa di un suo omonimo compagno di squadra che supera i due metri. Corre con il Trent-o, e quando dico "corre", intendo proprio dire che "corre", perchè le gambe le fa andare come si deve. Ma, come dice il bellissimo spot FISO, nell'orienteering correre soltanto non basta. E non è che il ragazzo sia stupido, ma, come direbbero probabilmente anche i suoi prof, non si applica. A San Rocco in gara ha fatto una cosa per cui neanche la definizione "crimine orientistico" sarebbe sufficientemente esaustiva. Dato che ha avuto la faccia tosta per descrivermela, senza traccia di sincero pentimento, meriterebbe che io la pubblicassi, ma dato che sono un galantuomo, custodirò anche questo segreto nella mia cassetta degli orrori, limitandomi a dire che se Grifoni ne venisse a conoscenza, straccerebbe all'istante la tessera FISO del signor Fabietto, e lo radierebbe per sempre dal mondo orientistico italiano (ed è vero che come ci insegna Marco Giovannini ci si può sempre iscrivere alla federazione slovena, ma un conto è farlo per scelta propria, un altro è farlo perchè radiati dalla propria). Per non parlare del coccolone che verrebbe al povero Denni Pagliari che da un po' sta tentando di allenarlo.

Comunque. Io sono convinto che Fabietto possa diventare davvero forte, e che nell'ultimo anno sia migliorato molto. Ma ha bisogno di una spinta per sistemare, diciamo così, la questione "mentale". Se lo conoscete, sapete che non è certo un tipo da "self talk" e quindi quello che occorre è un massiccio "external talk". Quindi, ve ne prego, la prossima volta che incontrate questo figuro, al campo gara, in autogrill o dal parrucchiere che sia, guardatelo fisso negli occhi, assumete una espressione alla Mourinho, e ditegli, scandendo bene le parole: "Fabietto, non fare il pirla!". Se lo farete, un pezzo della medaglia che prenderà ai prossimi campionati italiani sprint, sarà vostro. Se non lo farete, dovrete accontentarvi di dividere con lui la luganega che vincerà al prossimo trofeo Vela.



11 maggio 2012

Una domenica su un altro pianeta

Già quando sono arrivato al traguardo lo sapevo, ma split alla mano ho avuto una ulteriore conferma che domenica ho corso la gara in bosco più incredibile che fino ad ora mi sia stato dato. 

 
20 lanterne + finish
0'' persi in zona punto
2'' persi per distrazione
0 orrori
13 lanterne al (mio) top
4 scelte valide ma non ottime
3 tratte giuste ma corse con troppa prudenza
4 lanterne corse meglio di Rigoni
8 lanterne corse meglio di PM Grassi
8 lanterne corse meglio di Cipriani


Nella mia lanterna peggiore (troppa circospezione alla 7) ho preso 50'' da Rigoni e 33'' da Cipriani, in tutte le altre in cui non li ho battuti, ho preso meno di 45'' da Rigoni, meno di 31'' da PMG e meno di 25'' da Cipriani. Sulla terra, dove corro di solito, la mia sarebbe stata una gara "senza errori", ma su questo pianeta qui le cose vanno in un altro modo, e infatti ho pur sempre preso 6' da Rigoni e 2' da PMG.

Posso fare meglio di così?

La domanda è abbastanza teorica, dato che è tutto da dimostrare che io riesca a fare così di nuovo. Mi ha parecchio sollevato l'esserci riuscito almeno una volta, perchè questo vuol dire che quello che andavo ciarlando sulle mie possibilità di medaglia non era frutto di una mente farneticante. Ma dal dire che questo sarà adesso lo standard di partenza, me ne guardo bene. Se e quando riuscirò a correre un'altra gara come questa, ne sarò felicissimo. 

Ma per atavico bisogno di portare l'asticella sempre un po' più in alto, quello che ho cominciato a pensare già domenica sera è stato "io posso fare meglio di così?". La risposta probabilmente è "per ora, ahimè, no". Dove il "per ora" non sta a indendere che so quando le cose potrebbero cambiare. Che in una gara corsa a questa intensità io faccia meno di 4 scelte non ottimali è piuttosto improbabile, e la mia tecnica orientistica non mi permette di andare a manetta su tutte le tratte. Domenica le gambe magiche avrebbero potuto andare di più, ma probabilmente avrebbero finito per non sapere dove andare. Nel tratto che ho corso con Lorenzo Vivian era evidente che lui mentre correva ad una velocità non molto inferiore alla mia, riusciva a trarre dalla carta e dal terreno molte più informazioni e molto più velocemente di me, cosa che lo portava a fare micro scelte migliori delle mie, o a non dover rallentare dove io invece dovevo farlo. E i miei avversari non sono tecnicamente da meno di lui.

Per migliorare in questa cosa qui, mi sa che bisognerebbe fare allenamenti tecnici su carte tecniche, cosa che io non ho tempo - voglia - occasione di fare. Vabbeh, vediamo se posso imparare ancora un po' dalle gare, come ho fatto fino ad ora, e chissà che questa botta di autostima non mi faccia bene (che poi, bronzo, bronzo, ma PP Corona perchè non ha corso la finale? e Gassi S come mai ha corso così sotto tono? e il Cip perchè era così inchiodato di gambe? ecc. ecc. ecc.).

P.S. Il presente post è stato scritto a totale beneficio dello scrivente, che è convinto che di tutto ciò a nessuno gliene possa fregare di meno. Serve anche da promemoria ai miei eccessivi adulatori, su quanto in condizioni normali io riesca ad essere palloso. Approfitto per ringraziare un adulatore delle foto che mi ha mandato, dalle quali deduco che la radura sopra la mia testa assomiglia sempre di più a quella di Sgiursgiù, ma anche che la mia falcata sullo sprint assomiglia alla falcata di un atleta più di quanto io abbia mai sognato. Ècco tutto.
Credits: Io e Un Altro


10 maggio 2012

Campionato Italiano Middle: finale


Oggi vado al cinema con Sara e poi chissà. È un anno che le muoio dietro ed è la ragazza più bella della scuola: occhi chiari, capelli castani appena sopra la spalla e un sedere che parla. Non so se ha accettato per compassione, per una scommessa, o perché ne ha davvero voglia. Ma oggi Sara viene al cinema con me.
Domenica 6 maggio, ore 9.30, finale A del campionato italiano middle. Parto a 1:54, 2 minuti dopo Rinaldi, due minuti prima di Bellotto, quello che alla prima di coppa Italia mi partiva 3' dopo e mi ha preso alla prima lanterna gettandomi nello sconforto. Ho sbandierato a destra e a manca che voglio una medaglia, qualcuno dopo la prestazione non esaltante della qualifica mi ha già preso per il culo. Ma oggi sto proprio bene, non sono neanche andato 3 volte al cesso come ieri. Una sola, come da manuale. Non c'è il sole, ma non è la tragedia dell'anno scorso. Durante il riscaldamento provo quello che ho in mente da un po', scegliendomi una bella strada nel bosco e correndo una mezzora abbondante a ritmo non troppo blando. Le gambe girano bene, la testa mi pare esserci. La notte scorsa mi è apparso in sogno Harald Bertoldi, il papà di Helga, che mi ha detto di andare piano sulle prime. Se iniziano a dirmelo anche in sogno, forse è il caso di stare a sentire.

La sto aspettando sotto casa da cinque minuti, quando apre la porta. Ha un vestito estivo, corto e colorato e i capelli sciolti. È bellissima, penso. "Sei bellissima con questo vestito", le dico, buttando via giorni di piani e tattiche in cui mi ero consigliato estrema prudenza. Ma mi è proprio scappato, dal cuore. E lei forse se ne accorge, perché mi regala un sorriso fantastico, che mi scioglie ancora un po'. Ma non troppo e ci avviamo verso il cinema, chiacchierando, come se essere qui insieme oggi fosse la cosa più normale del mondo.
Quando parto ha smesso di piovere e al bip più alto arraffo la cartina e vado. Ma con calma, ci sono 50 metri di prato per guardare bene dove andare. Solo che poi l'unica scelta sensata sono 300 metri di strada forestale in costa: e chi ci riesce ad andare piano? Quando arrivo alla strada asfaltata, che è il punto dove bisogna buttarsi su per il bosco, il signor Bertoldi l'ho dimenticato da un pezzo e mi arrampico baldanzoso puntando ad un naso e un verdino che potrebbero essere rischiosi. Ma oggi la vegetazione mi sorride, e ci manca poco che mi appaia un cartello con scritto "questo è il primo verdino e laggiù c'è quello con la lanterna". Punzono e vedo poco più avanti Rinaldi, azimut e punzono la 2 prima di lui. Mi parla e non mi deconcentro, lo stacco costeggiando il dosso, attraverso il sentiero, costeggio il dosso dall'altra, vedo l'altro verdino e la 3, troppa grazia Sant'Antonio.

Prima del cinema c'è il tempo per un gelato, fragola e limone per lei, stracciatella, tiramisù e panna montata per me. Mi ci tuffo sporcandomi come al solito il naso con la panna montata. Penserà che sono un bambinone? Può darsi, ma per una volta non sono lì che penso ogni secondo cosa sarebbe meglio che io facessi o dicessi, o cosa direbbe il figo della scuola se fosse al mio posto. Non riesco a fare e dire proprio tutto quello che semplicemente mi viene, ma quasi. E lei non sembra per niente infastidita, anzi.
Per la 4 mi butto sul sentiero e poi attacco prudentemente dal dossetto fino a vedere la roccia, per la 5 punto i due dossetti e mi ci fiondo in mezzo, per la 6 costeggio di nuovo il dosso e punto al dosso e al sentiero di prima. Ci metto qualche secondo di troppo a capire che effettivamente ci sono, ma là c'è la roccia e là sotto la buca, e dentro la lanterna. La 7 mi preoccupa un po', mi accorgo che tendo ad andare più in costa di quanto dovrei e non mi pare di vedere una linea di arresto chiara, mi rilasso solo sul nasone, vedendo giù il sentiero e la valletta che è molto più evidente di quanto pensavo. Superato il dosso vado in direzione e la trovo. Per la 8 c'è il sentiero che mi accompagna per un bel po', poi mi affido all'odierno feeling con i verdini per raggiungere la radice dove sta la lanterna. Nessun problema, ma più lento di chi è andato a tutta fino alla valletta molto evidente che scende a ridosso della radice.

Mentre finiamo il gelato incontriamo due amiche sue che stanno andando ad una festa. A sentire loro lei non può assolutamente mancare e già mi vedo al cinema da solo ad affogare la mia tristezza nel bidone di pop corn king size. Mentre guardo una vetrina qualche metro più in là, pronto a dire che no, non mi dispiace, figurati, mi urla di muovermi, che si sta facendo tardi e rischiamo di perdere l'inizio. Il cuore ricomincia a battere.
Fra la 8 e la 9 ho Lorenzo Vivian che mi corre vicino e avvisto poco più avanti Alberto Grilli. Il primo corre in un'altra categoria, ma di solito non è che vado troppo per il sottile quando si tratta di lasciarmi distrarre, mentre il secondo è un rivale diretto, che partiva 4 minuti prima di me: cosa chiedere di più per mandare a puttane la gara? E invece niente, sicuro fino alla strada, loro proseguono fino al dosso e io salgo prima dalla valletta, punzonando prima di Alberto e lanciandomi in salita alla 10 senza guardarlo neanche. Alla 11, che prendo in sicurezza, ma non con la scelta migliore, lui è ancora vicino ma dietro. Per la 12 vado con molta prudenza perchè in carta il bivio di sentieri dal quale attacco il punto è molto meno evidente di quanto si rivela nella realtà. Grilli è ancora poco dietro, ma lo stacco definitivamente accendendo le gambe magiche per la salita al sentiero da cui la 13 praticamente si vede.

Il film è molto bello e il tempo corre veloce, quasi senza accorgermene appoggio la mano sulla sua e le nostre dita cominciano a giocare insieme, come non aspettassero altro da quando le luci si sono spente e non avessero bisogno né del nostro permesso né della nostra attenzione. Ed è naturale uscire tenendoci per mano e continuare a farlo passeggiando lungo il fiume mentre la luna ci guarda da lontano e noi parliamo del film e di mille altre piccole e grandi cose.
Per la 14 scavalco il costone e procedo tenendo d'occhio l'avallamento successivo fino a incontrare la radice che è impossibile non vedere, per la 15 è un azimut in discesa, per la 16 punto al prato, poi strada e poi giro lungo per non fare giù e su nella valletta, per la 17 è di nuovo strada e poi si vede su. So di non avere fatto errori, so di stare andando veloce, so che ogni lanterna che trovo è una possibilità in meno di rovinare tutto, ma non mi viene addosso l'ansia che da piccolo mi veniva quando stavo per arrivare in fondo al pezzo per pianoforte senza sbagliare, e immancabilmente sbagliavo alla fine. Per la 18 rimango un po' basso, perchè dopo la picchiata verso il prato e la risalita al sentiero sotto la casa non guardo bene le curve e devo risalirne una per punzonare, mentre andando alla 19 rimango un attimo interdetto sulla strada asfaltata, quando mi appaiono a sinistra, assieme alla moglie, degli enormi roccioni che non riesco a trovare in carta. Quando finalmente li riconosco nei tre trattini microscopici a monte della stradina, mi arrampico con foga fino a raggiungerla per poi buttarmi nella valletta. Non la scelta migliore, ma va bene lo stesso. La 100 l'ho vista prima di partire e c'è un corridoio nell'erba che ti ci porta, però smetto di guardare il corridoio e nella mia testa è all'angolo nord del boschetto a sud invece che all'angolo sud del boschetto a nord. Me ne accorgo in corsa e correggo la rotta, prima di fare il rettilineo finale alla stessa velocità di Roberto Dallavalle e Emiliano Corona. All'arrivo, dopo che allo scarico il bigliettino ha detto che i punches sono ok e che il mio tempo è 39:26, penso che io più di così non potevo fare, e che adesso vediamo cosa fanno gli altri.

Quando arriviamo davanti a casa sua sembra che le cose da dirsi non finiscano mai, mentre ci teniamo le mani e lei non stacca un secondo gli occhi dai miei. È con il cuore che mi batte a mille che approfitto di un momento di silenzio per dirle quanto mi piace e quanto vorrei mettermi con lei. Lei mi sorride, si avvicina, chiude gli occhi, e mi bacia. Io chiudo gli occhi, e la bacio.
Dopo di me partivano in 9 a 2' uno dall'altro, vuol dire che l'attesa sarà lunga. Ho già provato l'emozione per l'attesa a Monte Livata, ed è bellissima. Attorno altri già sicuri del risultato festeggiano, mamma Zagonel abbraccia figlia Zagonel, e io intanto rosico. Dopo 2' Bellotto non è ancora arrivato, quindi uno è dietro. Arriva Simone Grassi, e The Speaker dice che ci ha messo 33'. Mi viene un coccolone, perchè temevo molto mi battesse, ma 6' proprio non me li aspettavo. Però poi sbircio il suo foglietto e c'è scritto 42:10. Insulto The Speaker, che lo ha confuso con l'altro fratello Grassi, e continuo a sperare. Dopo 1' arriva Rigoni: lui ha fatto davvero 33', ma da lui, su questo terreno, 6' ci stanno. Dopo un altro minuto arriva Neuhauser, sbircio anche il suo biglietto: 41:43, è dietro anche lui! Un altro minuto ancora e arriva l'altro Grassi, il suo di bigliettino dice 37'10'', ma una medaglia ce l'ho ancora. Ho perso completamente la cognizione del tempo, ma mi pare che l'unico che può ancora portarmela via sia il Rivale, Cipriani, e così dice anche lo speaker.

Non so se passa un secondo, un minuto o un'ora, ma ad un certo punto quella magia finisce. Lei mi guarda con un sorriso indescrivibile, mi dà un altro bacio rapidissimo a fior di labbra e corre dentro casa salutandomi con la mano. Solo quando la porta sbatte dietro di lei mi rendo conto che lei non c'è davvero più e mi avvio verso casa senza capire cosa sia veramente successo. Non sono ancora in fondo alla via quando il mio cellulare vibra, è un SMS, è suo. SN STATA BENISSIMO CON TE, ANKE TU MI PIACI MOLTO XO MI PIACE ANKE UN ALTRO, DAMMI UN MESE X CAPIRE, TVB XXX
Quando il Cip appare sul rettilineo finale mi riguardo il mio tempo, per essere sicuro di non sbagliarmi a confrontarlo con il suo: 39:26''. Quando lui scarica e la stampantina si mette a stampare il suo bigliettino, cerco di leggerlo prima ancora che esca. Dice 39:26''.
The Speaker sentenzia "c'è stato bisogno di una medaglia aggiuntiva per fare avverare il sogno di dopolav-ori!". 
Lo vedremo il 2 giugno di chi era davvero questa medaglia, e chi ha preso quella aggiuntiva.


5 maggio 2012

Campionato Italiano Middle: qualificazioni

Batteria A, 43:30, quinto tempo a 8' da Rigoni, 4' da Frizzera, 3' da Neuhauser e una manciata di secondi da Gottardi. Finale A, 14° a partire, stretto fra Andrea Rinaldi 2' prima, e il mio amico Cristian B 2' dopo. Missione compiuta?

Se l'obiettivo era qualificarsi, e formalmente certamente lo era, naturalmente sì, se era capire le mie effettive possibilità di medaglia, molto meno. Nella mia batteria mi sono arrivati davanti tutti quelli che era ragionevole pensare lo potessero fare, ma almeno una cosa sono riuscito a farla bene: mantenere la calma. Sì, perché alla 2 probabilmente ero fuori dalla finale, con ancora un mucchio di lanterne davanti, ma con già due lanterne orrorose alle spalle. Oltretutto, in nessuna delle due avevo capito bene cosa fosse successo.

Giornata umida con pioggia a intermittenza, bosco di un verde da commuovere e temperatura ideale per correre. Quando parto io non piove più da un po' e al quintuplice bip sono concentrato e tonico. Per fare la scelta per la 1 c'è il tempo di un pezzo di strada e un praticello, e stavolta cerco di metterli a frutto. Dato che scendere nella bucona a sinistra per poi risalire non mi sembra una buona idea, aspetto la selletta verdina e poi mi butto a sinistra salendo. Mi pare di stare leggendo abbastanza bene, arrivo in un posto da cui vedo davanti a me quella che credo sia la radurina a nord del punto, ma della lanterna non c'è traccia. Con il mio noto sangue freddo nel giro di 5'' sono nel panico e inizio a gironzolare senza meta. Vedo un po' di gente in giro, ma non riesco ad organizzare una strategia alternativa di nessun genere, dato che non mi pare di aver sbagliato. Nel gironzolare salgo un po' e dopo 2' (o forse 3?) incontro la lanterna del tutto per caso. Che fosse posata troppo in alto? Chissà, rimane il fatto che ho già perso 2'-3', e è vero che per uscire dalla finale ne serviranno molti di più, ma è anche vero che sono in gara da 4'. La consolazione è che il terreno mi sembra adatto alle mie caratteristiche e mi pare di riuscire a leggere bene. E pazienza se la prima controprova non è andata proprio benissimo.

Aggiro il montarozzo, mi butto alla strada e poi al pezzo di prato dall'altra, rimango un attimo interdetto guardando i due sentieri che si dipartono mentre in carta ne vedo uno solo, ma poi parto deciso verso destra lungo una autostrada che mi porterò nel più comodo punto centrale di farfalla che si ricordi da anni. O dovrebbe farlo. O lo farebbe se io non uscissi al casello sbagliato. Prima ci provo al primo bivio a sinistra, ma capisco, non senza aver prima perso un po' di secondi, che è troppo presto. Poi ci riprovo, sta volta con successo, lungo non so che traccia che va di nuovo a sinistra e che io seguo nonostante non abbia per niente l'aspetto che dovrebbe avere. Che nonostante tutto io non stia leggendo poi così male è dimostrato dal fatto che quando arrivo sulla strada che sta 5 (cinque!) curve sopra il mio punto, capisco dove sono. Mantenendo il mio aplomb mi buttando in verticale sulla lanterna e quando punzono ho perso almeno altri 2', ma invece di perdere completamente il lume della ragione mi limito ad aggirare il roccione, che mi separa dalla 3, a sinistra invece che a destra, come avrei più saggiamente potuto fare. Una volta sul pianoro non è che ci capisca molto, ma procedo nella direzione giusta fino a tuffarmi nella buca dove sta la numero 38.

Per la 4 azzardo un azimut, che il sentierone da attraversare rende elementare, poi con lo stesso sentiero torno dove già so e mi ributto sul centro farfalla. Riparto di gran lena verso la 6, prima mancando di nuovo e poi finalmente beccando l'autostrada di cui sopra, con la quale però non ho proprio un bel rapporto. Sono infatti arrivato a non molto dal prato quando mi accorgo che quello a cui sto puntando non è un 6 ma un 9 rovesciato. Così torno all'uscita da cui avevo già provato ad uscire un po' di tempo prima e mi ci incammino (anzi, incorro) fino alla stradina, al sasso, alla salita per il dosso (che, lo confesso, soffro un po') e quindi alla selletta della 6. Ad essere ottimisti, almeno un altro minuto e mezzo regalato. La 7 è vicina, ma, con il senno di poi, sbaglio la scelta. La roccetta è più in basso di quanto mi fosse sembrato in un primo momento, quindi era molto meglio buttarsi poco a est della linea rossa invece di puntare al nasone come ho fatto io. Ma i secondi persi qui sono "solo" 10-20 (o almeno penso, dato che gli split al momento non li ho).

Per tornare per l'ultima volta al centro della farfalla sfrutto il percorso che avevo previdentemente mappato in precedenza, e poi mi avvio di nuovo lungo l'autostrada, e questa volta senza incidenti. La 9 devono averla messa in quel posto per tirare su di morale chi arrivava lì un po' depresso, e per la 10 mi dico che è il caso di usare le gambe che mi vanto di avere.

Da qui in poi regnerà incontrastata la costa.

Per la 11 c'è da andare in curva con un torrentello come "linea di allerta" e un semiaperto come linea di arresto. E ce la fo. Per la 12 vale sicuramente la pena buttarsi sul sentierone, ma esito sul cosa fare dopo: seguirlo e poi calare dall'alto o proseguire in costa? Col senno di poi, l'avallamento pieno di roccette dove stava la lanterna era talmente visibile che bastava andare a tutta più o meno in curva e ci sbattevi contro per forza. Lì per lì scelgo effettivamente di andare in curva, ma perdo un po' di tempo a controllare inutilmente sentieri e movimenti del terreno. Mi consola che almeno arrivo esattamente all'altezza giusta.

Per la 13 c'è chi è sceso sul sentiero e poi risalito. In gara sinceramente non mi accorgo neanche della possibilità, ma anche a posteriori le 10 curve in giù e poi in su in verticale, pur con le gambe magiche,  mi lasciano dubbioso. E' vero che andando in curva non si riusciva a correre un granché (anche se c'era ormai una discreta traccia più da orientisti che da caprioli) e che bisognava fare attenzione a dove si era arrivati, ma anche beccare giusto il punto di attacco da sotto non era facilissimo, quindi non so. Quello che so, è che nello zompettare allegramente in costa come neanche un dahu destrogiro avrebbe saputo fare, sono talmente soddisfatto della precisione con cui riesco a beccare il nasino che precede la 13, che dopo averlo superato controllo il codice sulla descrizione punti pensando "così quando la trovo poi posso dirle Hi, nice to meet you!". E lo faccio davvero...

Andando alla 14 (altro aggiramento e poi su per il vallone) mi distraggo un po' ma la radice è troppo grande per non vederla, poi per la 15 c'è da superare il dossetto e scendere in diagonale fino all'accogliente valletta che ti consegnerà alla numero 46.

Da lì al traguardo ci sono vari stili possibili, Stegal la fa di culo (nel senso letterale del termine), io cerco di rimanere in piedi, ma non è detto che sia migliore la mia scelta. Dall'ultima al traguardo faccio lo stesso tempo di Corradini (17''). Lo so solo perchè origliavo mentre si giocava un gelato con le sue figlie su chi aveva fatto il miglior tempo...

Insomma, medaglie correndo in questo modo non ne vinco, ma c'è qualche margine.

Domani, si parte così, e vinca il migliore.





3 maggio 2012

Campionati Italiani Middle: il nemico più grande

La cosa più bella, l'unica veramente importante, sportivamente parlando, è essere arrivato fino a qui potendo dire "ci sono anch'io". Poi andrà come andrà, e da domenica sera sarò super felice o super depresso, o super pieno di rimorsi o super qualcos'altro, ma tutto il lavoro fatto in questo lunghissimo inverno è comunque ripagato dal fatto di poter oggi legittimamente sognare.

Non è "certo", non è "probabile", nè tantomeno facile, ma è "possibile". So di poter gareggiare per una medaglia, e non farò certo finta di partire "libero da aspettative". Io voglio una medaglia, e punto. Poi magari riuscirò a sopravvivere anche se non la prendo, ma questa è un'altra storia.

L'anno scorso se le sono prese Rigoni, Pierpaolo Corona, e Simone Grassi, e io sono arrivato ore dopo di loro. Quest'anno oltre a loro ci sono vari altri (Paolo Mario Grassi, il Cip, Gottardi, solo per fare i nomi dei più accreditati) che stanno andando veramente forte, e altri sei che quest'anno mi hanno già battuto almeno una volta. Insomma, ci sarà da divertirsi.

E mai come questa volta, il nemico più grande è stato così vicino...



P.S. Per chi si stesse chiedendo come sarà il terreno, la mappa "Tesino Laserscan" elaborata da Davide Miori sembra confermare le indiscrezioni che Orizen è riuscito a strappare agli organizzatori, con gli "alti dislivelli" sparsi a piene mani in tutta la carta, e la zona "veloce e pianeggiante" confinata all'estremo nord o nella zona centro est della zona, ma "pianeggiante" è un parolone.

1 maggio 2012

Campionato Trentino Staffetta ad Avelengo

1° maggio ad Avelengo, due anniversari in uno, e entrambi da dimenticare. Il primo maggio dell'anno scorso avevo fatto una garaccia tremenda in Alto Adige, e ad Avelengo avevo corso pure peggio, sempre l'anno scorso, per il campionato trentino + Alto Adige middle. Insomma, pessimi auspici.

Quella di oggi in realtà più che una gara doveva essere una "operazione ricostruzione autostima". La gara in sè era infatti una staffetta, valida per il titolo trentino, e data la cronica mancanza di compagni di squadra competitivi in M35, la mia moglie Antonella Valer (quella colpevole della mia conversione in età matura) si era gentilmente offerta di farmi da compagna di squadra, con un grande gesto d'amore (una gara in M35, nelle sue attuali condizioni di forma, sono un ENORME gesto d'amore...) ma non facendo schizzare esattamente alle stelle le probabilità di podio. Tanto da indurmi a lasciare a casa la tuta dell'US San Giorgio, che mi porto solo quando penso di avere qualche possibilità di andare sul podio. Quindi, libero da pensieri di classifica finale, l'unico obiettivo era cercare di dimostrarmi di essere in grado di correre una middle dignitosamente, senza farmi condizionare dagli avversari in bosco. E da questo punto di vista il lancio di una staffetta, con, fra gli altri, Dennis Dalla Santa, Eddy Sandri, Andrea Segatta, e Giuliano Rampado, era un ottimo allenamento. La presenza di Dennis poi, aggiungeva alla dimensione psicologica anche un senso dal punto di vista prettamente cronometrico, dato che, nonostante faccia ormai poche gare e abbia sempre quell'atteggiamento umilissimo da uno che è lì per caso e che mai sognerebbe di poterti battere, va come un treno (l'anno scorso, bronzo agli italiani sprint, due vittorie e un terzo posto in Coppa Italia M40, e vittoria della qualificazione A agli italiani middle, ma per la finale aveva già un impegno familiare...).

Il tempo non è eccezionale, ma potrebbe andare peggio, dato che dicono che fino alla settimana scorsa c'erano 20 cm di neve, e oggi si limita a piovigginare, e arriviamo al ritrovo talmente tardi che inizio a fare riscaldamento appena sceso dalla macchina, e quando ho finito è già ora di partire. 

L'ordine di giornata è "non farsi condizionare dagli altri" e parto a testa bassa sulla carta, dimenticando il resto del mondo. Tanto che non noto il fatto che il fiume dei partenti (fiumiciattolo, dai, non erano poi così tanti) proseguono diritti quando io sterzo a sinitra buttandomi in quella che per me era l'apertura dopo il verde privato, e quindi la K. Cominicia dopo pochissimo a non tornarmi più nulla, ma Dalla Santa è con me, quindi deve essere giusto. E dato che lui scavalca di slancio un recinto che io in carta non vedo, lo seguo per un po'. Quando arrivo alle casette sottostanti capisco finalmente dove sono, ma solo a fine gara capirò, grazie al discreto appunto di Bezzi, di aver saltato 100 metri di percorso fettucciato e di non essere mai arrivato alla svedese. Non mi sento troppo in colpa solo perchè in quel modo la strada era quasi più lunga, e perchè dà una sadica per quanto inutilissima soddisfazione vedere quanti mi sono venuti dietro...

Comunque, una volta arrivati alla 1 (nell'ordine DD - ES - DP - AS) procedo in semi autonomia verso la 2. Vedo davanti DD, ma so dove sono e cosa sto facendo, e non è male. Mi fermo un attimo nella canaletta prima della mia, ma pazienza. Alla 2 siamo ancora DD - ES - DP - AS. Dopo la 2 salgo puntando al sentierino che va poco a nord della 3, e meno male che DD è ancora davanti, perchè se no mi sa che mi involavo lungo quello che invece scende, come invece ha fatto AS. Comunque raggiungo il giallino che volevo raggiungere, DD è venti metri avanti, ES adesso è dietro.

Dopo la 3 DD scende a destra, io decido di scendere a sinistra. Il verdino prima della 4 si rivelerà più intricato del previsto e perdo un po' di secondi e la seconda posizione, ma ho ormai preso in mano saldamente il mio destino, ed è quello che mi interessa di più. Palude e naso in sicurezza per la 5, verso la strada e avvallamentone in pieno controllo per la 6, supero ES andando alla 7, vedo poco avanti DD ma so anche che sto andando a fare il giro alla montagnola e dietro c'è la 7. Poi su sul dosso, appoggio "visivo" sul dossettino pre 8, e sorpasso di DD prima di punzonare. E sono ancora completamente concentrato, tanto da guadagnargli qualche secondo anche usando la stradina che esce dal recinto invece di scavalcarlo come fa lui. 

Poi per la 10 c'è da correre, e questo lo so fare. Non mi volto più indietro, intravvedo DD solo quando svolto a sinistra del passaggio permesso nella proprietà privata e lui è un po' più sotto. Leggo ancora molto bene il terreno andando alla 10 e alla 11. Tanto bene che avvicinandomi alla 11 inizio a riconoscere le micro forme a cui mi sto appoggiando, ma a dubitare che siano davvero loro e a chiedermi se non è che mi sto convincendo di essere in un posto e invece sono in tuttaltro. Arrivo ad essere quasi in ansia prima che mi appaia l'oggetto particolare, che mi dice che ero proprio dove pensavo di essere. Paranoia pura. Ma questa volta non basta neanche lei.

Per la 12 c'è da fare azimut, che non è proprio il mio forte. Mi fermo, oriento la carta, alzo la testa, fisso un albero il più lontano possibile, corro fin lì e nel frattempo traguardo più lontano in quella direzione. Quando laggiù intravvedo perfettamente in asse un telo bianco e arancione, sta per scapparci una lacrimuccia. Per la 13 si aggira la proprietà privata e si attraversa una palude che è praticamente un lago. Mi ci tuffo giocondo con l'acqua al ginocchio, chiedendomi se non ci sia qualche buco più profondo. Per fortuna no. Le forme continuano a non essere molto accentuate, ma oggi riuscirei a leggere anche un dosso dissuasore su strada asfaltata, e infilo 13 - 14 e 15 senza la minima sbavatura. Per la 16 c'è da correre e impantanarsi un po', per la 17 c'è da ricorrere stando un po' più alti per impantanarsi un po' meno, per la 18 c'è un avallamento che non si può non vedere, alla 19 c'è un masso alto 5 metri, la 20 è in mezzo al nulla, e di 100 ce ne sono due. Arrivo al traguardo senza riuscire a sbagliare più nulla. 

Nonostante le non molto onorevoli prime 4 lanterne, stacco di gran lunga il miglior tempo di frazione, secondi frazionisti compresi, con un paio di minuti su DD, tre su ES, e addirittura 5 sul Rivale, che oggi evidentemente non era in giornata, o ha fatto pretattica per sabato.

Ciliegina sulla torta, grazie al PM di ES (che però dal punto 4 ci è passato) e alla ostinata perseveranza della moglie, che suda 77 camicie, ma non molla fino alla fine, agguantiamo il quarto posto che vale il bronzo ai Campionati Trentini di staffetta. Come direbbero al Trent-o, una "patacca", che fa morale. Quasi quasi la tuta dell'US San Giorgio non la porto più.