20 settembre 2013

Sellaronda running


Chi ha corso in Val Badia non può non ricordare quel panettone di roccia che si erge a est di Piz Sorega (e se non se lo ricorda, basta che guardi in alto a destra...). È il gruppo del Sella, ed è bellissimo. La Dolomites Sky Race ti ci porta in cima, ma c'è una gara che ti fare tutto il giro. L'anno scorso dopo la  staffetta a Corvara del TdR, tornando in albergo avevo visto arrivare, verso le 16, gli ultimi concorrenti. Erano partiti alle 6, e allora la cosa mi sembrava un po' fuori.


Un anno dopo, e soprattutto per colpa di quelli dell'Er-team che l'inverno scorso mi hanno istigato all'Ultrabericus, parecchio fuori ci sono arrivato anch'io, così mi sono iscritto al Sellaronda Running, perché ormai nella mia mente malata 56 km con 3650 metri di dislivello sono una passeggiata. Quello che ne è venuto fuori, l'avevo pubblicato sul sito di DistancePlus, con cui, grazie ai contatti nati con il mio libro, avevo iniziato una breve collaboraizone, ma dato che ormai sul loro sito non c'è più, lo copioincollo sotto al filmato che spiega meglio di qualsiasi altra cosa il Sellaronda Running.


Il cielo è limpidissimo e trapunto di stelle, ma basta provare ad avviarsi lungo quello che sarà il primo tratto di gara fuori dal paese, per capire che si riuscirà a correre anche senza frontale. È freddo, ma è un freddo bello, di quelli che basta iniziare a correre perchè passi e il calore dentro vinca su quello fuori. Manca poco più di un'ora all'alba, e se ho fatto bene i conti prima che il sole inizi a toccare le cime più alte, io sarò lì davanti a guardarle.

È il secondo motivo per cui sono qui. Il primo è che mi sono innamorato del gruppo di Sella. Sindrome di Stoccolma la chiamano, quando ti innamori del tuo rapitore. Io mi sono innamorato del massiccio che per primo mi ha fatto sputare l'anima in salita correndo la Dolomites Sky Race di qualche anno fa, e che mi ha concesso di smettere di correre quella gara solo dopo essermi impegnato a farci tutto il giro in un giorno solo. Sellaronda lo chiamano, prima era solo un carosello sciistico dove in giù ti portavano gli sci e in su le seggiovie, poi hanno iniziato a farlo in bici sulle strade dei passi Pordoi, Sella, Gardena e Campolongo. Poi ci hanno organizzato una gara di scialpinismo, e in questi ultimi anni dove la corsa ha conquistato spazi inaspettati, hanno pensato bene di farci anche una gara di corsa. E dopo un anno da quando la gigantografia aerea del Sella campeggia nella mia cucina, ho deciso che quella gara non potevo perdermela.

Quest'anno la partenza è da Canazei, quindi si inizia con il passo Sella. A parte un breve tratto nel bosco, molto suggestivo correndoci immersi nell'oscurità, fino in cima è una strada forestale larga e non troppo pendente, dove viene voglia di spingere. C'è quella luce sospesa che precede l'alba e, quando nelle vicinanze non c'è un “racchettaro” che fa casino con i bastoncini che picchiano sui sassi, il silenzio è rotto solo dai passi di chi corre. Quando il panorama si apre, dietro di noi il ghiacciaio della “regina delle Dolomiti” è appena spolverato di rosa, e io rischio di cadere o di slogarmi il collo, a forza di girarmi a guardarla, la Marmolada. Poi non occorre più girarsi, perchè davanti compaiono il Sassolungo, il Sassopiatto e il Cinque dita, con le cime arroventate dall'alba. Mille spaccature e mille guglie che proiettano mille ombre lasciandomi senza fiato. Potrei anche tornare a casa, ne è già valsa la pena. Ma invece siamo solo all'inizio ed è già tempo della prima discesa lungo le piste che portano in val Gardena. E chi l'ha detto che una discesa non è bella se non è tecnica: con le Odle davanti, il Sassolungo e il Sella dalle parti, cosa c'è di meglio che lasciar andare le gambe senza preoccuparsi troppo di dove vanno i piedi?

A Selva sono poco dietro a quella che arriverà terza fra le donne, ma ancora non so che vuol dire che ho tirato un po' troppo sulla prima salita, messa lì apposta per punire i presuntuosi e gli sprovveduti. Passato il ristoro dove lo speaker parla da solo, si torna a salire. Ancora strada forestale nel bosco, ma stavolta la pendenza è più impegnativa. Davanti corrono due donne carine con cui mi piacerebbe correre, ma che non posso permettermi di provare a raggiungere, dietro non si vede nessuno, sono da solo nel bosco e va bene così. Quando manca poco al passo si vede lassù il sole, che mi riscalda per la prima volta solo una volta scollinato. Davanti si apre la val Badia inondata di luce e fra me e lei un pendio di gobbe erbose dove corre un bel sentiero, e corro anch'io. Due passi sono andati, ne mancano solo due, e penso ancora che sarà quasi una scampagnata.

Si arriva a Corvara senza quasi accorgersene, mentre il Pisciadù e la Val di Mezdì, le facce più belle del Sella verso la val Badia, hanno perso il colore dell'alba, ma rimangono uno spettacolo. Dopo il ristoro tre metri di piano, e poi si torna a salire, prima sulle piste, e poi su un sentiero che sale molto più ripido di quanto mi aspettassi e di quanto avrei desiderato. Comincio a pensare che i 56 km con 3650 metri di dislivello di questa gara non saranno la passeggiata di piacere che chissà perchè mi ero immaginato. In mezzo alla selva il tizio che mi sembrava attaccato alle mie natiche si rompe le palle della mia andatura da pensionato e mi stacca, eppure riesco ancora a correre quando la pendenza cala un po'. Quando ci affacciamo sulla pista da sci che parte da quello che io penso essere il passo, compaiono le Tofane, che sono bellissime, ma non bastano a spingermi ad una velocità dignitosa su per la rampa che mi aspetta. All'arrivo dell'impianto di risalita c'è il ristoro, ma la salita non è finita per niente e ci porta ancora su, fino a raggiungere un sentierino fra i sassi che finalmente scende verso Arabba. Gli ultimi tre che mi hanno superato in salita si allontanano agili, io faccio quello che posso, con nelle gambe i tre passi conquistati, e negli occhi il quarto, Porta Vescovo, che dall'altra parte della valle troneggia inequivocabilmente più in alto di dove mi trovo in quel momento.

Superato il ristoro del fondovalle di Arabba, l'amena stradina nel bosco lascia ben presto il posto ad un sentiero stretto e ripido, altrettanto ameno, ma che richiederebbe una dose di energie ben maggiore di quella che mi è rimasta. Non ho il coraggio di alzare gli occhi verso il Sella, perchè si vede troppo bene quanto in alto sta il punto da cui vedevo Porta Vescovo ancora più in su, ma mi vengono due ottime idee: la prima è di rallentare prima che siano le gambe ad obbligarmi a farlo, la seconda è di pensare ad altro per farmela passare un po' più in fretta. Quando il sentiero si apre di nuovo sulle Tofane, ho progettato uno spot radiofonico per la mia fiera di fine ottobre e pianificato un altro paio di cose e il peggio sembra passato. Ad una svolta in mezzo alle trincee appare l'ultimo pezzo di pista che porta in cima, e che da lì sembra abbia una pendenza ragionevole. Una volta che ci arrivo si dimostra che in realtà non è ragionevole neanche un po', ma ormai sono lì e manco poco. Stringo i denti e mentre mi sorpassa un altro più pimpante di me mangio la prima neve di stagione: considerando che l'ultima della stagione scorsa l'ho mangiata poco più di due mesi fa, l'estate è stata un po' corta.

Il ristoro di Porta Vescovo è una specie di paradiso, e dicono anche le parole magiche: da qui solo pianura e discesa. Lì davanti troneggia la Marmolada, così vicina che pare di toccarla. Sarebbe uno spettacolo davvero incantevole, ma in questo momento l'unico panorama che desidero davvero vedere è la piazza di Canazei con l'arco di arrivo. Da lì a passo Pordoi c'è un bel sentiero largo e prevalentemente in discesa, e sarebbe davvero un piacere correrci se i 45 km già nelle gambe non si facessero sentire un po' troppo. È solo a 5 km dalla fine, e solo perchè sono tutti in discesa, che decido che ormai è fatta e lascio andare tutto, riuscendo anche a superare un concorrente con cui ci siamo passati e ripassati almeno 5 volte nel corso della gara.

Nessuno per centinaia di metri davanti e nessuno per centinaia di metri di dietro, il mio sarebbe un arrivo in solitaria da grande campione, se non fossero passate quasi otto ore dalla partenza e non ne fossero già arrivati 50 prima di me, di cui il primo ha già avuto il tempo di fare la doccia, pranzare e farsi anche un abbondante pisolino pomeridiano. Comunque, proprio bello il Sellaronda Running.

12 settembre 2013

Campionato Italiano Long: non è destino


Io e il campionato italiano long non siamo evidentemente fatti l'uno per l'altro. Nonostante sia arrivato all'appuntamento in condizioni fisiche fantasmagoriche e in condizioni tecniche sufficienti, e abbia adottato nei giorni precedenti alla gara un profilo così basso che neanche Cenerentola, non è andata neanche questa volta. Alla medaglia ci sono arrivato più vicino del solito, ma non sono stato abbastanza bravo neanche sta volta.

Trasferimento in cabinovia fino alla zona arrivo e poi in seggiovia fino alla partenza, c'è un pelo troppo vento ma è un gran bel posto. Non è la Val Badia, ma non ci manca moltissimo. Alla partenza sono concentrato e motivato, e in riscaldamento le gambe hanno detto che ci sono.

Ma sono pur sempre due mesi che non prendo in mano una cartina, così alla 1 invece di attraversare dritto la palude faccio un giretto da sotto, e alla 2 invece di andare via in curva faccio un altro giretto da sotto. Dopo 2 lanterne ho già due minuti dal primo, Carlo Cristellon, che ci ha messo meno di due minuti per farle entrambe, ma la gara è lunga. Per la 3 sperimento se è vero che con tutta sta corsa in montagna le gambe tengono bene anche in discesa, e mi butto gagliardo giù per la pista da sci. Sì, è vero, miglior tempo con 7'' di vantaggio su CC. Per la 4 invece sperimento se è vero che con tutta sta corsa in montagna non mi ricordo più come si fa orienteering, e invece di prendere subito la strada sotto la costruzione salgo ad attraversare un ponticello che ha il solo merito di essermi piaciuto mentre ci passavo sopra in funivia. Sì, è vero anche questo, e quando rientro in me vedo laggiù Ingemar, partito 2' dopo di me, che entra nel bosco 10 curve sotto di dove sono malauguratamente andato a finire. 3 i minuti gentilmente regalati agli avversari. Per fortuna la 5 chiede solo di andar su dritti, e andando alla 6 pare che io sia rientrato in possesso delle mie facoltà orientistiche di base. Alla 7 riduco a soli 12'' (su tre minuti) il distacco dal miglior tempo, entrando al momento giusto nel bosco dopo la pista, ma uscendo probabilmente troppo tardi da quello prima, dove si correva male e si rischiavano le caviglie, fra i mirtilli e le zollone di erba.

La 8 è la mia lanterna migliore, 32'' meglio di CC: io mi limito a buttarmi nel bosco, superare il torrentello e scendere lungo il lato sinistro di un evidente boschetto di abeti nani e verdissimi. Da lì c'è la tratta "lunga", bisogna scegliere se andare in curva nel bosco o scendere e salire lungo le piste. La costa non mi sembra bellissima, correre corro, e allora giù e su. Gli split dicono secondo tempo con 24'' di distacco da CC, ma può essere che me ne giochi parecchi arrivando alla pista cincischiando nei verdini, e un altro po' con un rallentamento in zona punto. In ogni caso correndo nei prati e in salita nel bosco supero e stacco Stefano Gottardi che partiva 6 minuti prima di me, e alla 9 sono terzo,  a tre minuti esatti da CC e a 37'' da Buselli.

Ho ancora la SI card nella stazione della 9 che mi sto già lanciando lungo la linea di massima pendenza verso la 10, tenendomi a est del vallone. Arrivato sul piano vedo alla mia sinistra la piazzola con radura, oriento la bussola e mi lancio in azimut verso la 10. Mi affaccio dal piano e mi appare... Marco Bezzi. Tre i pensieri che si affacciano alla mia mente:

1) "Sono caduto in braccio a Bezzi, quindi la lanterna è qui, quanto sono figo!"
2) "Bezzi è partito un secolo prima di me, quindi sono un orientista!"
3) "Perchè Bezzi sta bestemmiando in tutte le lingue del vecchio continente?"

Molto in breve, era lì da mezzora, e non aveva ancora trovato la lanterna. Ora, se Marco Bezzi mi dice che la lanterna non c'è o non è dove dovrebbe essere, io chi sono per non crederci? Considerando che lì intorno ci sono anche Andrea Gobber, Giuliano Rampado, Manuel Negrello, e più tardi anche Simone Grassi e non mi ricordo chi altro, che pascolano nel bosco, dopo una decina di minuti di avanti e indietro più che altro per poter dire di aver cercato, decido che la lanterna non c'è o non è dove dovrebbe esserci, e me ne vado.

Ora, non si sa se la lanterna era dove doveva essere (se qualche buon'anima ha una traccia gps la vedrei volentieri, dato che proprio quella mattina il bagagliaio si è masticato il mio, di gps, e non ho potuto usarlo in gara), ma sicuramente c'era, dato che in molti l'hanno trovata. Chi in meno di 3 minuti come CC, Ingemar e Ruggiero, chi in 9 come Buselli, chi in 12 come Bianchi, chi in 28 e 50 come Simone Grassi. Numeri dai quali sembrerebbe di capire che qualcosa che non andava ci fosse, ma rimane il fatto che qualcuno l'ha trovata al volo e questi qualcuno hanno quindi meritato la medaglia.

Per quanto mi riguarda da lì in poi ho fatto finta di non aver fatto PM e ho tirato quanto potevo. Per la 11 bisognava correre quanto possibile su piste e sentiero e poi si attaccava bene dal tavolo con panca, per la 12 si poteva salire al sentiero e poi scendere dai torrentelli o andare via in costa e poi dare un'occhio in su dopo il torrente verdino, per la 13 si poteva cercar rogne entrando subito in costa o andarsela a prendere comodamente dall'alto superato il torrente (magari senza scendere stupidamente prima della pista per poi risalire, come ho fatto io). La 14 era via in costa, la 15 più o meno anche, per la 16 si saliva fino ad avvistare la radiciona (con tutto l'albero attaccato) e per la 17 bastava averne ancora e arrampicarsi, prima dello sprint a S in discesa.

Come orientista direi che sono come minimo stato rimandato al prossimo appello.

La staffetta? L'ho corsa in seconda frazione perché in teoria il mio compagno doveva partire per tornare a casa appena finita la sua gara, e da ultra competitivo (per quanto in via di miglioramento) quale sono, mi è sempre difficile partire per una gara quando quello della mia categoria partito subito prima di me, è già andato da 20 minuti abbondanti. Ho fatto il mio compitino, in una giornata molto umida e bagnata, ma meno di quello che minacciava di essere. C'era tanto da correre, ma non solo. Io ho buttato un sacco di tempo alla 4 perché non sono uscito subito sul semiaperto come mi ero riproposto di fare, ho arrancato più del previsto per arrivare su alla 7 e mi sono fermato a cercare la 16 nel boschetto prima delle seggiovie, dimostrando di essere ormai alla frutta. Nel complesso, senza infamia e senza lode.

Chiudo con un grandissimo in bocca al lupo al mio Suocero Presidente,  che durante il fine settimana apricano non si è sentito bene (c'è chi dice, per non aver retto l'emozione di aver battuto Ernesto Rampado nella gara di sabato). L'hanno tenuto in ospedale per accertamenti e lui è tutto agitato perché deve preparare la gara della Vela del 21 settembre. Tanti, tanti, tanti auguri!



3 settembre 2013

Back to C-O: Campionato Italiano Long Aprica

Dopo un'estate di cazzeggio fra il Catinaccio, le Piccole Dolomiti e le Maddalene, torno finalmente a infilare il dito nella bussola, in occasione dei Campionati Italiani Long ad Aprica, dove non sono mai stato. Con la confidenza con la carta di un adolescente al primo ballo, mi accingo a correre la gara più importante dell'anno, che, a meno di sorprese, sarà il secondo campionato italiano M35 Rigoni-free del 2013.

Dai francobolli e dalle foto disponibili sul sito, la carta sembra ricordare quelle degli italiani long 2010 in Val dei Mocheni e 2011 a Paneveggio. Dato che la gara in M35 prevede 18 lanterne, 9,45 km e 235 metri di dislivello, pare di capire che non sarà un terreno particolarmente veloce. Dalle foto parrebbe invece esserlo, almeno in qualche parte, quindi boh. In ogni caso sembra un gran bel posto, e dato che mi ci fanno andare con una cartina in mano, avrò tanti amici con cui giocare, sono in astinenza da quasi due mesi, e mi portano anche in partenza con la seggiovia, mi divertirò un sacco.


Gli amici con cui giocare sono 18 e all'appello fra quelli che mi piacerebbe ci fossero mancano solo, oltre a Re Carlo, Roland, che cerca gloria in ME, e PM Grassi, assente per cause a me ignote. A giocarsi il podio dovrebbero essere i tre dell'anno scorso (SGrassi, Buselli, Neuhauser) più l'imprevedibile Ruggiero che compare poche volte ma quando lo fa spesso lascia il segno, Carlo Cristellon che fa il vecchietto solo quando il giorno dopo deve correre la staffetta, e Max Bianchi, sulle cui condizioni di forma nulla si sa.

Per quanto mi riguarda l'obiettivo sarà uno solo: battere Marco Bezzi. Vincitore di campionati italiani e coppe Italia in gioventù, è attualmente poco sorretto dal fisico e soprattutto dalla schiena spesso dolorante, e credo farebbe fatica a terminare un mille in pista sotto i 4 minuti. Ma è uno di quelli che con carta e bussola in mano sono di una precisione chirurgica, e unisce a questo talento una disarmante sincerità con la quale, nelle varie occasioni in cui mi ha battuto negli ultimi anni, non riesce a non riproverarmi sorridente con un classico "ma se te cori el dopio de mi?!?". Marco Bezzi quest'anno per la prima volta correrà i campionati italiani in M35 e non credo potrà competere per una medaglia, ma sarà la pietra di paragone: chi arriverà prima di lui è un orientista, chi arriverà dopo è un imbucato.

Spero tanto di essere un orientista.