28 aprile 2014

Campionato Italiano Middle M35, frutta

Avevo promesso che, se fossi arrivato sul podio anche agli italiani middle, sarei stato molto più soddisfatto di quanto lo sono stato per gli sprint, e non ho difficoltà a mantenere la promessa, dato che sul podio non ci sono arrivato. Peccato, perché oltre ad essere i campionati italiani con la più agguerrita partecipazione di sempre, è stata anche una gran bella gara, che ho anche corso bene, almeno per un po'.

Era tutto molto verde (nel senso di foglie e erba, non di verde in cartina) e molto bagnato: la pioggia ci ha risparmiato per gran parte della mattina, ma dentro il bosco non è che facesse grande differenza. Memore dei commenti di Segatta ("prima parte molto tecnica, seconda più filante": ma la seconda filante l'ha vista solo lui, a meno che per "seconda" non intendesse dalla quart'ultima fino all'arrivo) sono partito prudente. Cioè, ho fatto la prima, prudente, e poi via, spedito ma "in controllo". Più o meno. Il quasi-semi-aperto-pieno-di-rami dalla 2 alla 6 era infido anzichenò, di quei posti dove fin che vai bene, bene, ma se ti perdi ciao. Uscendo dalla 3 ho superato Cripto Bellotto (quello che l'anno scorso ogni volta che lo incontravo in gara mi perdevo, e che diceva che con la sua testa e le mie gambe si potevano fare meraviglie) che partiva 4 minuti prima di me, ed è forse in suo onore che sbaglio un po' l'uscita dalla 4, stando troppo a nord: mi guadagno, oltre ad una decina di secondi in più per aver allungato un po' il giro, qualche attimo di terrore da "non mi sarò mica perso?". Che in effetti non mi ero perso, e la lanterna era esattamente dove pensavo che fosse, ma il brivido l'ho sentito.

E l'ho risentito poco dopo sulla strada per la 6, quando mi sono trovato davanti una miriade di canalette e canaloni e vallette e solo un attimo prima di cedere allo sconforto mi sono reso conto che ero corto e che la mia palude doveva essere un po' più un là (e c'era, e con lei la lanterna, e il primo posto di tratta e il quarto assoluto).

Poi arriva il mio exploit di giornata: tratta lunghissima a scelta multipla (più da long che da middle, ma a me che'mmi frega) che decido di prendere di petto, puntando al sentierino che porta alla forestale che taglia il verdone sassoso, e a uscirne poi dalla strada più corta, diritto verso il punto. Esecuzione da manuale, discesa precisa poco sotto il bivio, saluto festoso alla stradina, discesa a manetta fino al curvone e "corsa" sgarrupata fra i sassi e il verdino fino a sbucare al sentiero dopo. Qui un breve (10''...) momento di appannamento dovuto al fatto che mi trovo davanti un incrocio, che però in carta non c'è. Dopo un po' (troppo) decido che il cartografo ha pensato che il pezzo di strada che prosegue oltre la forestale dopo essere uscito dalla conca gialla, non valeva la pena di segnarlo, e riparto lungo la salita. Qualche altro attimo di timore in corsa dovuto al fatto che il vallone mi sembra non arrivare più, ma poi arriva e poco dopo punzono. Miglior tempo di tratta, 2'' meglio di Rigoni (che ha preso la tangenziale sud), 40'' meglio di GPM e quasi 2' meglio di Gobber. Lasciate che mi incensi un attimo, che poi non c'è più trippa per gatti.

Succede infatti che nella banale tratta dalla 7 alla 8 perdo 4', e, da lì in poi, la gara.

L'intenzione era di puntare al verdino e poi andarci sotto. Non era la tecnica più furba, dato che sarebbe stato un facile azimut da 200 metri con in mezzo un sasso a fare da rompitratta, ma non sarebbe stata neanche male, se l'avessi usata sul serio. Invece, il verdino si vede poco e non trovo di meglio che iniziare a scendere, sempre più velocemente, non sognandomi nemmeno di stimare le curve di livello. Arrivo nei pressi di un grosso cocuzzolo con lanterna, che in carta è quasi altrettanto grosso, ma non lo riconosco. Mi trovo davanti la Fossa delle Mariane, ma non riconosco neanche lei. Dopo di lei ce n'è qualche altra, ma non riesco ad oppormi all'attrazione dell'abisso, e scendo ancora. In un empito di residua lucidità do un'occhiata al codice della lanterna che mi trovo davanti e a quello delle mie dopo, e scopro di essere alla 9. Mi sento sollevato e molto molto stupido.

Mi mangio le 6 curve di livello che mi separano dalla 8 e mi ributto come un assatanato alla 9 (ma Rigoni è comunque più assatanato di me, dato che ci mette 5'' di meno nonostante io ci fossi già stato), ma da lì in poi la mia gara è irreparabilmente mediocre.

Re Carlo dice che non ho saputo reagire all'errore, io invece ho l'impressione che Super Pippo aveva finito le noccioline. A farmelo pensare è il fatto che all'arrivo, mentre io ringhiavo come un cane idrofobo a quelli che mi chiedevano come era andata, le mie mani sono andate senza chiedermi niente ad immergersi nell'uva passa e nei biscotti, prelevandone una generosa quantità, e hanno anche arraffato un panino dalla mia borsa, prima di farsi portare a fare defaticamento. Allenato come sono, dalla colazione alle 8 alla partenza alle 12 non era passato abbastanza tempo perché le gambe rimanessero senza benzina, ma più che a sufficienza perché alla testa non ne arrivasse abbastanza per lavorare in modalità "super-plus", che è quella che a me è richiesta per potermela giocare con i migliori.

Senza noccioline non ero proprio Pippo, ma una cosa tipo Orazio, laborioso e diligente, ma del tutto inadeguato a lottare contro i Supereroi. Così ho fatto benino la 10 e la 11, male la 12 (dove dopo aver scelto un'avventurosa, ma non del tutto sbagliata, discesa breve, ho perso una decina di secondi a capire dove ero arrivato sulla strada, un secolo perché il semiaperto che pensavo mi portasse alla lanterna era una distesa di pietroni in-attraversabile che mi ha costretto a rifugiarmi nel verde 1, e un altro perché in zona punto non ci capivo niente), bene la 13 perché era facile, male la 14 perché da sopra non riconosco la roccia (che poi era un muretto...), malissimo la 15 perché invece di fare azimut vado a occhio e finisco nella valletta dopo prima di capire dove sono, senza infamia e senza lode la 16-17-18, con infamia la 19 dove non mi basta una casa come linea di arresto per arrivarci in fretta, e raschiando il fondo del barile le ultime 3, quelle "filanti". Praticamente, mentre dalla 7 alla fine Carlo ci impiega quanto dall'inizio alla 7, io ci metto quasi il doppio.

Chiudo settimo, a 13' da Rigoni, a 5'30'' dalla medaglia d'argento di Buselli e a 4'30'' da quella di bronzo di GPM. Il che non è neanche malaccio, dato che sulla coppia 8+12 ci ho lasciato 6'30'', e avevo finito le noccioline.

   

E giovedì rivincita in coppa Italia a Laranza (sotto lo Sciliar, un posto bellissimo), peccato che non ci sia Rigoni (contrattura al polpaccio) né, pare, Buselli. Io di solito nei boschi altoatesini alle gare del primo maggio mi prendevo delle ripassate memorabili. Vediamo se questa volta mi riesce di fare un po' meglio.



26 aprile 2014

Campionato Italiano Sprint M35, secondo

Prima di parlare, le gare bisogna correrle, perché tra quello che se ne pensa prima e quello che può succedere poi, ce ne può passare parecchio. Epperò io adesso la gara l'ho corsa, e quindi posso parlare, e dire che il secondo posto era il risultato minimo che mi ero prefisso (o prefissato?). Potevo anche fare PM, o PE o prendere 2', ma a meno di boiate colossali, il primo posto dietro a Rigoni era alla mia portata. E in effetti così è stato.

A Monghidoro 2010 per il secondo posto dietro a Carlo, e davanti a neanche un terzo degli orientisti di primordine che mi sono lasciato dietro oggi, ero felice come una Pasqua e anche qualcosa di più. Oggi ho più che altro l'impressione di aver fatto il mio copitino, e neanche tanto bene. Non ho ancora visto gli split, ma, quick route alla mano, ho fatto almeno 1'10'' di errori, quindi fondamentalmente oggi da quelli dietro mi hanno salvato le gambe, mentre quello davanti non bastava una testa migliore per raggiungerlo.
Dato che sono 4 anni che penso che la medaglia dietro Rigoni negli italiani sprint è "mia", e negli ultimi 3 avevo collezionato un 7°, un 4° e un PM, prima della gara ero nervoso come non mi succedeva da tempo. Solo la bellezza del posto del ritrovo, l'abbondanza di partecipanti, e l'atmosfera del Monde Bondone, che è pur sempre la "mia" (questa sì) montagna, mi hanno fatto arrivare al minuto 1h33' tutto sommato tranquillo. Ma poi di cavolate ne ho fatte parecchie. La prima, per cominciare bene, già andando alla 1, quando ho persino attraversato un muro non attraversabile, ma non mi sono costituito perché era talmente stupido attraversarlo, che sarebbe stato come denunciarsi alla polizia dopo essersi sparati in un piede. Se rimanevo su era meglio, o anche se non ci salivo affatto, era meglio.

Poi, una volta salito sulla strada dalla parte che mi sembrava più prudente, sono stato irreprensibile per quasi 2' (durante i quali, ad onor del vero, c'erano solo da azzeccare due bivi), prima di fermarmi ad addocchiare con occhio languido un cortile cieco 20 metri prima della strada che dovevo prendere per la 3. Una decina i secondi persi. Molto peggio è andata alla 5, dove senza nessuna spiegazione apparente (non c'era nessuno, non stavo pensando a niente) invece di girare semplicemente intorno alla casa mi sono buttato sulla strada sotto. E qui i secondi andati sono stati almeno 40.
Dopo una 6 dignitosa, solo la dea bendata mi salva dal buttare tutto nel c. alla 7. Leggo bene la carta e capisco che alla 7 si arriva solo da sopra, non vedo la scelta più intelligente (uscire diritti dalla 6, stare a destra dei primi gialli e a sinistra del terzo e sbucare alla fontana) e sbaglio in corso d'opera anche la scelta meno intelligente, ma efficace, che consisteva nel passare accanto alla 9. Distratto da chissà cosa non vedo il bivio e solo il provvidenziale incontro con il torrente (e l'ancor più provvidenziale angusta successiva discesa a sinistra) mi permettono di arrivare alla 7 in un tempo dignitoso (e quanto ho  perso qui me lo sapranno dire solo gli split, ma direi fra i 5'' e i 10'').

Alla 10 penso distintamente "ma perché quello va in fondo al parcheggio invece di fermarsi qui dietro?" e solo dopo aver letto il codice della lanterna che stavo per punzonare mi lancio pentito al suo inseguimento, non prima di aver regalato agli avversari quasi una decina di secondi fra rallentamento, slalom fra le macchine e momento di imbarazzo. Dopo la 11 giurerei di vedere in carta un passaggio in cima al prato (che in effetti l'ingrandimento della cartina sembrerebbe confermare) ma arrivato a pochi metri la realtà sembra di un'altra opinione, e quindi ripiego prudentemente a destra, prima di dar fondo alle mie residue energie per la manciata di curve di livello e di lanterne che mancano fino alla fine.

Lanterne, le ultime, che mi ero studiato prima di partire, dato che dalla zona tende si vedevano benissimo e nessun divieto lo vietava. Recuperando così la manciata di secondi che parecchi hanno perso confondendo la 15 con la 16 o con quella che c'era subito prima del ponte, ma perdendo la possibilità di guadagnarne almeno il doppio con la Scelta Furba alla 14. Non ho nessun dubbio sul fatto che Stefano Rauss abbia goduto un sacco a mettere la 14 vicino ad un punto della carta dove la sovrapposizione della curva di livello con quella del muretto, rendeva quasi impossibile distinguere il muro non attraversabile, dalla sua continuazione attraversabile (in carta, buoni 2mm). È tutto da vedere se io me ne sarei accorto, ma avendo visto vari atleti seri (fra cui Simone Grassi, il primo M35 a partire) fare la scelta lunga che tornava alla stradina, non ci ho pensato un secondo (e forse meglio così, dato che tanti sono stati squalificati per essere saliti sul muretto in corrispondenza della 13, invece di fargli il giro da nord).

Il campionato italiano sprint M35 2014 si conclude così con Re Carlo sul gradino più alto del podio ("nuovo campione italiano sprint", ha detto Galletti in premiazione, sai che novità...) io secondo a un minuto e trequarti, e Paolo Mario Grassi una ventina scarsa di secondi dietro di me.

Giuro che se arrivo sul podio domani, sarò parecchio ma parecchio più soddisfatto di così...



P.S. proprio mentre stavo per pubblicare, sono apparsi sul sito della FISO gli split della gara, a meno di 7 ore dall'arrivo dell'ultimo concorrente (questa sì che è organizzazione!). Dicono che di secondi in tutto ne ho persi una cinquantina; che alla 5 ho fatto il 36° tempo su 37; che sono riuscito a fare meglio di Carlo in una sola lanterna, ma dove altri 4 hanno fatto meglio di me (la 10 del parcheggio...); che Ingemar si è giocato la gara alla 2 perdendo un minuto (senza il quale sarebbe stato terzo), mentre Gottardi il podio l'ha buttato alla 7; che mentre Rigoni e Cattaneo correvano lo sprint in 15'' pensando di essere veloci, Michele Giovannini lo correva nel favoloso tempo di -4'-42'', ma ancora meglio di lui faceva Davide Spagnoli, in -14'-42''.

 E dicono anche che fra la 12 e la 16 ho dato a GPM 47'' e alla fine l'ho battuto di 18'': siano benedetti gli allenamenti (e gli arrivi) in salita!





24 aprile 2014

Campionati Italiani Sprint & Middle: fait votre jeu!

Sabato e domenica, per la prima volta in forma accorpata (e senza le qualifiche middle...) si corrono i campionati italiani sprint & middle, organizzati dalla collaudata Macchina Organizzativa del Trent-o.

Fra i nonni della M35 non manca praticamente nessuno (tranne quelli che i 35 li hanno già compiuti ma si sentono ancora troppo giovani e corrono, con profitto, in Elite, tipo Tenani, Mamleev e i fratelli Cristellon).

Fare pronostici è arduo, ma, al solito divertente. Lievi differenze fra middle e sprint, con un teorico unico padrone: se è in forma vagamente decente, Carlo Rigoni si porta a casa tutti e due i titoli. Se la forma dovesse essere leggerissimamente inferiore al solito, potrebbe lasciare ad altri il titolo sprint. Per lasciare anche il middle deve essere proprio in fine-settimana-no.

Detto di lui, gli altri secondo me sono messi così.

Nel campionato sprint, con Buselli in cerca di gloria fra gli elite e Pin a riposo per i middle causa lieve infortunio a Clusone, le briciole avanzate da Re Carlo dovrebbero giocarsele, in rigoroso ordine alfabetico, Stefano GOTTARDI, Paolo Mario GRASSI, Luigi LEROSE , Ingemar NEUHAUSER, Dario PEDROTTI e Mario RUGGIERO. Tallonati probabilmente da qualcuno fra Massimo BIANCHI, Pierpaolo CORONA, Andrea GOBBER, Simone GRASSI e Fabio HUELLER.

Nel campionato middle qualche lieve modifica, con maggiori probabilità di arrivare dalle parti di Rigoni per Francesco BUSELLI, Pierpaolo CORONA, Paolo Mario GRASSI, Simone GRASSI e Roland PIN, e tutti gli altri di cui sopra a provarci comunque, ma con qualche probabilità in meno di riuscirci. Almeno sulla carta. Poi, in cartina, è tutto da vedere.

Quindi, "fait votre jeu!", ricchi premi a chi indovinerà più medaglie.


18 aprile 2014

CSI a Villazzano

Continua il magic-moment e anche stavolta mi porto a casa un bel sacchettone di cibarie + colomba al seguito. Ho corso praticamente in casa, dato che il parco di Gocciadoro (vera location della gara, anche se il comunicato parlava di Villazzano) è mia sede di allenamenti almeno una volta alla settimana. Ma correre "in casa" non è mai scontato (e infatti nell'unica gara sulla carta di Trento ho fatto PM perché ero troppo convinto di essere nel posto giusto mentre la lanterna era in un altro), ragion per cui ci ho messo una dose extra di attenzione. Che non è bastata per non fare un errore da 30'', che mi è costato lo scontro a distanza con Fabietto, vincitore in MA con un tempo inferiore al mio di 17''.

La gara è stata abbastanza fisica, con una prima parte nel parco, in cui si continuava ad andare su e giù e bisognava fare un po' di attenzione, una seconda scorrevole dove bisognava andare a tutta fra i vialoni della Bolghera (il quartiere vicino all'ospedale di Trento) e un'ultima di nuovo nel parco, dove bisognava tornare a fare attenzione. Passando ai singoli punti e alle mie "colpe", i 40'' persi da Eddy alla 7 sono dovuti soprattutto al fatto che il bosco non era affatto così bianco come era in carta e l'avanzamento lungo la strada più breve è stato molto più penoso del preventivabile; la manciata di secondi persi alla 17 dipendono un po' dalla scelta probabilmente non ottimale (un po' meno dislivello dall'altra) e un po' dal mio giretto (bellissimo!) da 50+2400, di qualche giorno prima; i 30'' persi alla 19 sono invece la mia vera pollata del giorno: guardando la carta ho deciso che la lanterna era in cima al dosso che conoscevo bene, e sono andato lì, senza prestare la dovuta attenzione al fatto che la descrizione punto diceva "recinto termine sud" e in cima al dosso non c'era nessun recinto con una fine verso sud. Meditate gente, meditate. Poco brillante anche la scelta alla 22, dove conveniva passare a nord del recinto invece di aggirare il roccione.

Alla fine comunque sono primo con 3' su Segatta e 3'10'' su Cipriani, che dalla 3 ha pensato bene di andare a dare un'occhiata alla 17, per tirarsi avanti per dopo. Adesso, pausa di riflessione pasquale, e poi fine settimana sul Bondone per i campionati italiani sprint e middle. Non vedo l'ora.





12 aprile 2014

Clusone Contact Less + libro

Sulla gara di Clusone in sè, ha già detto tutto Alessio Tenani, e sulla sua valutazione non tanto entusiastica del tracciato sono piuttosto d'accordo (per non parlare della seconda parte dei master, a correre un quarto d'ora nelle "praterie" a sud della strada principale, avanti e indietro sui rettoni solo per arrivare alla mezzora di gara). Per quanto ne capisco io, non è che il tracciatore potesse fare molto di più con la carta a disposizione: il paese e carino ma forse troppo piccolo e troppo poco labirintico per farne uscire una bella gara.

Della mia gara c'è ancora meno da dire: ho fatto un errore da 40'' alla prima, perché avevo deciso che la svedese era 20 metri dopo lo start e invece era cento metri più avanti, e quindi per un bel po' non ho capito un tubo della carta. Quando ho capito dove ero, stavo andando su per un stradina che non c'entrava niente, e invece di tornare indietro ho proseguito per fare il giro. Scelta probabilmente non brillante. Perché ho fatto tutto ciò? Probabilmente perché ero allo start con Nicole Scalet, che mi è simpatica e quindi non mi sono fatto pienamente i cavoli miei come avrei dovuto per partire nel pieno delle mie facoltà mentali, e perché non avevo portato dietro la bussola. La carta si poteva orientare facilmente anche senza, ma nel momento di panico del non sapere dove ero, la bussola mi avrebbe aiutato. Lezione per il futuro: portarsi sempre la bussola e chiedere di essere messo in griglia con sconosciute/i.

In ogni caso, dato che ero iscritto in elite per provare il nuovo gioco e non certo per fare risultato, missione compiuta, ho provato il sistema "contact less". E non mi è piaciuto granché. Il fatto di non toccare la lanterna neanche per un secondo secondo me fa perdere una parte del fascino dell'orienteering, come ha detto qualcuno, "diventa una corsa come le altre". Ovviamente non è del tutto vero, perché dai punti devi pure passarci, e il brichetto che si illumina devi metterlo a meno di mezzo metro dalla stazione, però è sicuramente diverso dal punzonare a cui siamo abituati. Dal punto di vista fisico, c'è chi dice che si fa più fatica perché non si rifiata mai, e chi che se ne fa di meno perché non ci sono arresti e ripartenze. Non so chi dei due abbia ragione. Dal punto di vista tecnico sicuramente obbliga ad una maggiore nel progettare entrata e uscita dal punto, perché fra passare di corsa e andare e poi tornare indietro c'è una bella differenza. Comunque fortunatamente il sistema costa troppo perché ci sia qualcuno che pensi seriamente di adottarlo per le gare nostrane. Ma per le gare internazionali con problemi di traffico può essere effettivamente una soluzione valida. Per quanto ho capito io.

http://dopolavori.blogspot.it/2013/05/sogni-e-uno.htmlPermettetemi di concludere questo post già vecchio, con due parole sul mio libro, uscito quasi un anno fa. A Clusone ha fatto la sua comparsa sulla bancarella di Tiziano Serafini, e ci tornerà agli italiani del Monte Bondone, per la gioia di tutti voi. Ci sono molti motivi per cui non potete fare a meno di acquistarlo, anche se della corsa in montagna non ve ne potesse fregare di meno. Il primo è che è di piacevole lettura, ma questo è un giudizio un po' di parte. Gli altri sono che dei 12 € del prezzo di copertina 2 € sostengono l'attività economica di Tiziano e 10 € la piccola editoria trentina (a me andrebbe la favolosa cifra del 5% di diritti d'autore, ma solo dopo la trecentesima copia venduta, traguardo al momento ben lontano), che così potrete sparlarne a ragion veduta, che potrete vantarvi con i vostri ospiti di conoscere l'autore di almeno uno dei libri nella vostra libreria, e sicuramente molti altri che al momento non mi vengono in mente.



2 aprile 2014

That's O!

L'orienteering è passare un fine settimana a Clusone, un paese del bergamasco fra le montagne in Val Seriana, dove un trentino medio non metterebbe mai piede di suo. E fa male, perché è un gran bel posto.

L'orienteering è dormire in palestra con il sacco a pelo come se avessi ancora vent'anni, e dormire da cani perché invece di anni ne hai il doppio e sul materassino a dormire non ci riesci mica più tanto bene.

L'orienteering è Corrado Arduini, che alla sua ottomillesima trasfera orientistica si prende cura di ciascuno dei giovani dell'Interflumina come se fosse figlio suo, e si preoccupa anche di sapere se hanno portato da fare i compiti per il lunedì e se hanno lavato i denti.

L'orienteering è una gara che sembra tanto facile dove Andrea Gobber, che l'anno scorso è arrivato secondo in classifica generale di Coppa Italia M40 e ha vinto l'argento agli italiani long, non riesce mai ad entrare in carta e prende 6' dal primo.

L'orienteering è correre in discesa veloci come il vento evitando i rovi e superando atleti di altre categorie che ti intralciano la strada, andando ad appoggiarsi su una forma del terreno non poi così invisibile, che ti deposita sulla lanterna 2 con il miglior tempo.

L'orienteering è Christine Kirchlechner che arriva seconda in WA invece di vincere la WE perché è parecchio incinta, ma non abbastanza da non aver voglia di farsi una corsa nel bosco a caccia di lanterne.

L'orienteering è la lanterna 3 che ti pare persino banale per il naso con il sentiero e la voragine che ti indica dove non andare, ma che mangia 40'' a Mario Ruggiero, 1'15'' a Simone Grassi e 1'30'' a Ingemar Neuhauser.

L'orienteering è fare azimut per la 4 ma poi distrarsi un attimo e vedersi la lanterna 30 metri più a destra.

L'orienteering è Sara Di Furia che arriva sorridente al traguardo con la creatura insalamata nella fascia attorno alla pancia, probabilmente che dorme.

L'orienteering è raggiungere Andrea Cavara - partito 2' prima di te - andando alla 5, e pensare che per un po' puoi anche startene lì dietro a rifiatare un attimo.

L'orienteering è esaltarsi per quanto bene hai raggiunto la 7, riconoscendo in sicurezza ogni singola forma del terreno, e facendo meglio di tutti gli altri.

L'orienteering è la lanterna 8 dove Roland, Mario e Simone, senza assolutamente farla insieme, ci mettono tutti e tre esattamente 22 secondi. E tu un secondo di più.

L'orienteering è Stegal che parla ininterrottamente per 3 ore senza perdere mai il filo e riconosce il 90% degli atleti a 500 metri di distanza guardando come corrono, e se ti conosce dice un sacco di cose imbarazzanti su di te, ma tanto chissenefrega.

L'orienteering è la fretta nel guardare la descrizione punto che ti fa leggere "radura" dove c'è scritto "gruppo di sassi", e ti fa ignorare una lanterna vicino ad un sasso alla ricerca di quella nella radura, facendoti perdere 39'' su una tratta da un minuto.

L'orienteering è la salita per la 12 dove Roland - che "ha corso tranquillo perché ha uno strappo e non si sta allenando" - ti dà 3'' nonostante tu da inizio novembre ti alleni regolarmente 3 volte a settimana.

L'orienteering è raggiungere Alessandro di Pace andando alla 18, e pensare di sfuggita a quelle gare sui Lessini e ad Asiago in cui tu continuavi a raggiungerlo e superarlo come un assatanato, e poi sbagliavi come un pollo e lui ti raggiungeva ogni volta.

L'orienteering è Dalla Valle che per fare defaticamento dopo la gara va di corsa sul montarozzo dietro la zona di arrivo (e anche Edo Cortellazzi che fa la stessa cosa con una maglia gialla fluorescente che si vede da 4 km di distanza).

L'orienteering è correre come i disperati sui trattoni finali di prato, chiedendoti poi come cavolo ha fatto Manuel Negrello a metterci 47'' mentre tu ce ne hai messi 60, e quanti ce ne avrebbero messi Buselli e Rigoni.

L'orienteering è buttarsi per terra subito dopo il finish, assaporando il piacere di essere sdraiato su un prato e di aver tirato fuori tutto quello che hai cercato di costruire in mesi di allenamenti.

L'orienteering (alle volte) è vincere la prima prova di Coppa Italia con 1'17'' su Roland Pin e 2'42'' su Simone Grassi, due che pochi anni fa ti davano dieci minuti a gara, e che magari te li daranno anche alla prossima.

L'orienteering è un grande uomo, nonché mio affezionato lettore, che ieri è stato operato di tumore alla tiroide, e che domenica era a correre a Clusone, "perché così non ci pensava". Tantissimi auguri!