31 ottobre 2014

8° coppa Italia middle - Bosco delle Fate

"Bava alla bocca e il fumo dal naso dal triangolo al doppio cerchietto" si era detto, e la domenica mattina prima dell'ultima gara di coppa Italia ce l'ho ben presente. Ho però anche ben presente che quella del Bosco delle Fate è una cartina dove stare più che attenti, se no non ne esci. È una di quelle carte che "i miei detrattori" direbbero che non è proprio per me. E siccome uno dei principali miei detrattori sono io, sono pieno di timori reverenziali nei confronti di questo fazzoletto di carta pieno di puntini neri. Del resto, se voglio provare ad andare sul podio nella classifica finale di Coppa Italia, una gara così devo giocarmela, e allora proviamoci.

La sensazione andando in partenza è che in un bosco del genere le fate ci possano essere sul serio, e che sarà molto ma molto divertente. Oppure un incubo, se non riesci ad entrare subito in carta. Il tracciatore, anzi, la tracciatrice, se non sbaglio, è magnanima, e prima di scagliarci fra i sassi, ci fa prendere confidenza con il posto nella zona più potabile, battezzata da alcuni come "finlandese". 

La prima difficoltà sta nel capire su che sentiero ci si trova, e io ne esco indenne e approfitto per correre. Non corro neanche tanto forte, split alla mano, ma entro tranquillo in carta. E proseguo preciso ma non fulmineo anche per la 2, in un bosco meno bianco del previsto, e alla 3, attraversando la palude che a qualcuno risucchierà la gamba fino alla coscia, ma con me è benigna. Faccio maluccio la 4, sconcentrato un po' da un mio compagno di squadra e un po' semplicemente impreciso, e malissimo la 5: esco dalla 4 puntando il roccione, solo che poi non riguardo la bussola in uscita dal roccione, e mi faccio attirare da dei muretti invece che dalle rocce vicino al mio muretto. Col senno di poi, c'era pure uno che usciva dal punto. Col senno di poi. 

Lì devolvo al popolo quasi 2', per fortuna non me ne accorgo bene e riparto deciso, con una 6 più che dignitosa (vero, bastava andare dritti, ma chiedete a Paolo Mario) e una 7 che è da correre in salita sul sentiero, ed è il mio pane (ma di più quello di Mario, che ci arriva 12'' prima). Non male anche la 8 (su, torrente, sentiero e poi a sinistra del nasone) ma non fulmineo come Simone, e svarione alla 9, che faccio fatica a spiegarmi, ma che bastava un'occhiata alla bussola per evitare: altri 2' regalati.

Considerando che non sono ancora arrivato alla zona davvero tecnica, ci sarebbe poco da stare allegri, ma una beata incoscienza mi preserva dalla depressione. Anche troppo, dato che la 10 e la 11 le faccio così così e nel frattempo Roland e Simone hanno iniziato a volare. 

Dalla 12 iniziano i casini (e sulla carta c'è un utile ingrandimento al 7.500), e freno ulteriormente, che poi dagli split non è che si capisca molto, dato che prima non ero un missile. 13-14-15 le approccio con prudenza, non guardando i sassi e concentrandomi sulle forme. A parte la 13, che sbaglio proprio, forse per un sasso in più non segnato, le altre due non le faccio male, ma bene è un'altra cosa. La 16 è una allegra scampagnata, e poi c'è la 17, che sembrerebbe ostica, se non ci fosse un bell'avallamento su cui appoggiarsi. Peccato che io rimanga un po' troppo alto e l'avallamento non lo becchi, e peccato anche che lo steccato che incontro non sia segnato da nessuna parte. Rimane il fatto che ci perdo un altro buon minuto, e proseguo col "senza infamia e senza lode" anche alla 18 e 19. Un po' infame invece la scelta di tornare sul sentiero per la 20 lo è.

Posso ben correre da lì all'arrivo, ma Francesco corre di più, e comunque c'è poco da fare, ormai. Al lordo dell'effetto scarpa esplosa (mi si è staccata la suola e mi usciva il plantare di lato... a proposito, non è che qualcuno ha una Falcon destra numero 45,5 che gli avanza?) prendo 9 minuti da un fantasmagorico Roland, 8 da Paolo Mario, e 4 da Mario e Francesco. Con le scarpe intere sono certo che ci avrei messo almeno 20''-30'' in meno. Però mi sono divertito un sacco, e alla velocità di Roland e compagni io fra quelle rocce non ci potevo proprio andare. Non so se è un gap tecnico da troppi anni di orienteering meno di loro, che non riuscirò mai a colmare. Comunque continuerò a provarci.

La classifica finale di coppa Italia dice che ha vinto Roland, davanti a Simone e Ingemar. Quarto Francesco e quinto io, a 3 punti dal podio. Che non mi sono affatto meritato per le "prodezze" primavera-estate. Certo è che tanti avversari così agguerriti in M35 non si erano mai visti, ed è proprio una figata tentare di batterli!

 

28 ottobre 2014

7° Coppa Italia "long" - Casa del Romano

Per un trentino "Liguria" vuol dire "mare" e "Val Trebbia" vuol dire parecchie ore di macchina e un sacco di curve. La prima è una pia illusione, perché la costa non si vede neanche con il binocolo, ma di curve ce ne sono fin che si vuole, e di ore di macchina anche.

Mi presento alla due giorni finale della Coppa Italia (ma non si era annullata la qualifica dei campionati italiani middle per evitare le trasferte di due giorni?) in gran forma, reduce dalle brillanti prove degli italiani long e dell'Arge Alp, e, per quanto mi pare di capire dalla classifica sul sito FISO, con qualche possibilità di ambire almeno al podio nella classifica finale della M35. Tolto Rigoni, ci sono tutti, e dato che Rigoni non è in corsa per la classifica finale, per averne saltate troppe, ci sono proprio tutti.

Sulla carta del sabato (Casa del Romano) ci ho già corso nel trofeo delle regioni di qualche anno fa, ed è una di quelle che tutti direbbero "è una gara per me" (= tanto da correre e poco da orientarsi). Al mio arrivo però il "Clan dei Lombardi" (Origgi, Grassi x 2 e Ruggiero, che magari non sono neanche tutti lombardi, e che comunque adesso corrono per squadre diverse, ma che nella mia testa sono comunque lombardi) mi comunica che non ha gradito affatto il mio affronto agli italiani long, dove li ho lasciati tutti dietro, e che me la farà pagare, sportivamente parlando. Ci vuole altro per spaventarmi.

Dato che a Pietralba mi è sembra che dopo un'ora di gara corro meglio che all'inizio (effetto collaterale dei miei allenamenti di ore e ore in montagna) inizio a riscaldarmi molto per tempo, fra le steppe a forma di panettone con vista su decine di valli a perdita d'occhio. In partenza mi sembra di essere pronto, e al via mi lancio nella palta scaricando a terra tutti i cavalli disponibili, contando anche sul fatto che la nostra 1 deve essere un copia incolla sbagliato dal percorso esordienti.

La 2 invece no, e anzi punta su uno dei trabocchetti peggiori di questa carta, almeno per me. Ovvero il fatto che andando verso est sembra sempre di dover scendere, perché le curve di livello vanno "in giù". Me lo ricordo dal trofeo delle regioni, ma lo faccio comunque un po' e poi aggiro la costa invece di tagliarla, comunque non malissimo. Poco brillante la 3, dove rimango basso e mi tocca salire tutto alla fine, mentre alla 4 mi salvo per il rotto della cuffia (sapevate? io no...) perché confondo un prato con l'altro e mi sto per buttare negli inferi quando mi ravvedo e capisco che quella tracciuola che ho appena attraversato è il sentiero, ed è il caso di tornarci (anche se in realtà da lì era il caso di andare diretti al punto, ma questa è un'alta storia). 

Pessimo alla 5, dove arrivato al prato ho il terrore di essere troppo basso, e allora torno su, ma poi sono troppo alto, e allora torno giù, e ci lascio 1' abbondante (quando bastava usare l'alberello sulla stessa curva di livello del punto, come riferimento). Arranco fino alla 6 cercando di recuperare un po' (con risultati molto modesti: 1'' a Simone Grassi, 4'' a PMG, 1'' a Giaime, e 2'' da Ruggiero), e poi non mi accorgo, come tanti, che per la 7 basta andare via in curva, e prendo il sentiero.

Alla 8 esito un po' prima di girarmi a sinistra e vedere il punto, alla 9 mi butto a casaccio nella valle e arrivo troppo basso dovendo risalire, e alla 10 mi faccio spaventare dal recinto: non vedo il passaggio e vado avanti e indietro davanti al filo spinato come una mucca che ha visto dall'altra un cespo di lattuga. Rispetto alla mucca ho il vantaggio di riuscire a passare sotto (e se fossi stato un po' più ardito avrei anche potuto saltarci sopra), ma perdo un'eternità, della quale ne recupero una parte infinitesima alla 11 e mi limito a non aggiungercene troppa altra alla 12.

Poi c'è la tratta lunga, che, considerando che questa è una long per finta da vincere sotto i 45', è proprio lunga lunga. Ma è lunga e basta, dato che non c'è nessuna scelta da fare, e l'unica attenzione è pigliare il sentiero giusto per attraversare il mondo. Io lo prendo, continuo a cercare conferme del fatto che sia proprio quello giusto, e quando sono proprio sicuro decido che ho vinto la gara, perché su una tratta così do minuti su minuti a tutti. Non perdo tempo in zona punto, vado spedito in curva alla 14, vado un po' meno spedito ma dignitosamente alla 15, e dopo le ultime montagne russe per la 16, vado a raccogliere il giusto trionfo all'arrivo.

Galletti quando mi vede dice "Petrotti chiude con il quarto tempo", ma non ha il pc davanti. È vero che normalmente il suo margine di errore su una gara di un'ora con 500 concorrenti è di un paio di secondi e 3 - 4 posizioni suddivise fra tutte le categorie, ma non può che essersi sbagliato.

Solo che invece non si è sbagliato. Alla fine, TUTTO (e solo) il Clan dei Lombardi mi è davanti. Primo Origgi, secondo Ruggiero, terzo e quarto PM & S Grassi. E nella tratta dove avrei schiantato gli avversari, prendo 30'' da Giaime, né do solo 4'' a Mario, e i 2' che si prende Simone sono dovuti solo al fatto che lui il sentiero giusto non lo ha pigliato, e è andato a pascolare più in basso.

Morale della favola: io ho corso una buona gara, ma con questa gente qui una buona gara non basta. Con questa gente qui ci vuole la bava alla bocca e il fumo dal naso dal triangolo al doppio cerchietto. Se no vincono loro. Perché fisicamente, se solo gli gira di allenarsi un po', sono atleti elite, e tecnicamente sono più forti di me.




17 ottobre 2014

Arge Alp Pietralba

Il trofeo Arge Alp, per i pochi che hanno il privilegio di partecipare, è una figata. Del resto anche avere le Alpi è una figata, ma questo è molto più soggettivo. Quando non piove come un paio di anni fa, o non è appena nevicato come l'anno scorso, capita che siano delle bellissime giornate autunnali, in posti spesso molto belli, con un sacco di gente forte. Infatti io mi prendevo regolarmente memorabili scoppole, che liquidavo con "eh, ma in Svizzera e in Germania sono troppo più forti che da noi". Quest'anno, dato che a Lipica ero pur sempre arrivato terzo, e lì non c'erano mica solo gli italiani, avevo pensato che magari potevo arrivare lì un po' più battagliero e provare a giocarmela.


Si comincia il sabato con la staffetta, che sarà asciutta per i primi frazionisti, umida per i secondi, e fradicia per i terzi. Io sono al lancio in Trentino 1, che non è un bob, ma la staffetta M35 in teoria più forte della nostra rappresentativa, con Carlo Cristellon in seconda frazione e Jonny Malacarne in terza.  Dopo le recenti buone prove in staffetta al Trofeo delle Regioni e agli Italiani, parto senza troppa ansia e evito di perdermi alla 1 o di inseguire gli altri come tradizione. Certo, andando alla 1 entro in carta molto più tardi di quando inizio a decidere dove andare, ma anche se c'erano scelte più furbe, non risulta grave e punzono per primo. Perdo tempo alla 3 perché invece di buttarmi sul sentiero faccio fatica inutile a mezza costa, e il resto della gara corre via divertente, senza capire bene se sono davanti o dietro. Alla 9 rischio il PE perché c'è un doppio sasso con lanterna con codice di un solo numero diverso dalla mia, ma sono preparato, e perdo solo qualche secondo. 

Ne perdo molti di più alla 17, che incontro andando alla 11, senza accorgermi subito che è la 17. Quando lo capisco mi sento un po' pirla, però se l'obiettivo era fare bene l'azimut, la 17 era effettivamente sulla traiettoria per la 11. Nel giro dopo il punto spettacolo sono ancora arzillo, e meno male, perché ci sono un paio di punti alla Rudy Mair lungo la linea di massima pendenza. Allo sprint non sono un bello spettacolo, ma, grazie soprattutto agli allenamenti specifici dell'inverno scorso per saltare gli steccati invece di arrampicarmici, cambio in testa con 3'' sul Sankt Gallen e 13'' sulla Baviera. Alla fine il mio sarà il secondo tempo assoluto, dopo quello di un certo Simon Seger, che ci mette un minuto e mezzo di meno.

Non è però destino che io riesca a salire su un podio di una staffetta dell'Arge Alp, perché quando non faccio schifo io, fa PE qualcun altro. Quest'anno tocca a Carlo, che avrebbe cambiato in seconda posizione dietro solo al certo Seger (il cui terzo frazionista farà a suo volta PE).

"E allora vincerò una medaglia nell'individuale" chioso a fine giornata, prima di consolarmi con la sauna, il bagno turco e la piscina, dell'alberghetto di Nova Ponente dove mi rifugio con la moglie per la notte.

L'individuale è una bella long con vista sul Latemar (se le nuvole lo permettessero), dove sono fra gli ultimissimi al via. 3 minuti dietro parte Simone Grassi, per cui non c'è proprio tempo da perdere e alla 2 mi viene il dubbio che quello che sto tenendo non sia un ritmo da middle.

Gli eventi successivi mi diranno che no, quello non è un ritmo da middle, o meglio, che ad un certo livello in una long bisogna pedalare come in una middle. E per fortuna pare io sia in grado di farlo. Dopo un momento di appannamento alla 4 (cortissimo azimut casual dal sasso, e 1' perso) mi convinco che la gara si giocherà nella tratta lunga dalla 6 alla 7, dove mi pare che prendere di petto subito il dislivello sia la scelta migliore.

Probabilmente è così, perché alla 7 prendo il Bavarese che partiva 3' prima di me, e ne approfitto per fare così così la 8 e malissimo la 9 (dove però la vegetazione non aiutava, dato che i verdi 2 e 3 dal vivo erano assai poco distinguibili). Da lì c'è soprattutto da correre in giù, e scegliere le traiettorie migliori. In particolare alla 14, dove la tentazione di andare giù è fortissima, ma la scelta di gran lunga migliore sarebbe rimanere sulla strada già in uscita dalla 13. Io non faccio la migliore, ma neanche la peggiore. Chiudo spingendo fino all'ultimo metro di sprint in salita in mezzo al bosco, riuscendo a mettere dietro Simone di una ventina di secondi, ma rimediando altri 4' dal certo Seger. Che a dire si Stegal è uno che quando era giovane era nel giro della nazionale svizzera, e allora può anche andare abbastanza bene così. Per questa volta.




13 ottobre 2014

Campionati trentini sprint

Non proprio una notizia dell'ultima ora, dato che sono passate due settimane, e non particolarmente interessante, dato che eravamo in 4 gatti (mentre altri 4 nello stesso momento erano a fare il campionato veneto sprint, nonostante ci siano svariatissimi km di confine fra le due regioni, e qualche decina di carte su cui si poteva correre felicemente insieme). Comunque.

La carta è discreta, ma ci abbiamo già corso varie volte. Ci ho vinto un trofeo Vladimir Pacl e arrivo al c.t.s. da campione in carica e primo favorito. Come da copione parto in testa e ci rimango fino alla 10, dove vado un po' lungo, sia perché mi pareva che la lanterna dovesse essere in testa al recinto (e quindi ben visibile dalla strada) sia perché in fondo al rettilineo vedo Segatta che partiva 2' prima di me, e mi deconcentro quel tanto che basta per non vedere che invece il punto è 5 metri più in dentro. Ripresomi, torno in testa alla 11, prendo Segatta alla 12, faccio un po' a sportellate con lui, che schizza via a razzo fra una lanterna e l'altra, ma si inchioda in entrata e in uscita da ogni punto, e comunque ogni volta che mi fermo io.

Fatale la non irresistibile 17, dove mi dimentico per l'ennesima volta che in una carta sprint fra una strada asfaltata e una sterrata non c'è graficamente differenza e (nonostante moltissimi dettagli mi avrebbero potuto dire il contrario) mi convinco che quella che ho davanti non è la stradina che porta al punto ma qualcos'altro (chissà cosa...). Allungo il giro abbastanza da perdere 41'' da Eddy, e da lì alla fine non c'è da correre abbastanza da recuperare tutti i 14'' di distacco che ho a quel punto. Finisco 2'' dietro di lui, che si merita abbontantemente di portare a casa un titolo in una stagione dove è migliorato un sacco.

Un solo secondo fra terzo e quarto, con Segatta che la spunta su Bertoldi